martedì 16 Aprile 2024
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IL PARERE DEL BLOG – Cappuccino mon amour

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MILANO – I confronti non si possono fare solo sui grandi temi, torniamo alle cose terra terra. Come se col post sui vibratori avessi aperto un dibattito filosofico.Parlare del caffè sarebbe troppo scontato. Parliamo del cappuccino. Si tratta di una guerra impari. Italia vs. resto del mondo. E’ una guerra che vale anche per il caffè, ma restiamo sul cappuccino.

Cappuccino: in Italia è piccolo, te lo servono in una tazza che sarà, sì e no, il doppio di quella del caffè

In Italia il cappuccino è veloce, come il caffè, espresso. Entri in un bar, ordini al bancone e in pochi minuti ricevi il tuo cappuccino, fumante e schiumoso. E di solito lo bevi così, al volo, in piedi al bancone. O al massimo ti siedi per 5 minuti a uno dei tavolini, sfogliando il giornale.

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In Italia il cappuccino costa poco, di solito poco più di un euro

In Italia il cappuccino ha dei limiti d’orario. Di mattina va sempre bene, lo prendono tutti. Se lo ordini dopo pranzo già generi dei sospetti nel baRRista (con due erre, sì, sono toscana!).

Ma nel tardo pomeriggio, o di sera addirittura, è un’eresia

E infine, mai e poi mai un italiano ordinerebbe un cappuccino come bevanda per accompagnare un pasto. Beh, nel resto del mondo e in particolare in Germania, non è così. Prima di tutto il cappuccino in Germania è gigante. Talvolta servito in vere e proprie ciotole.

Poi è lento. Entri in un cafè (qui non sono bar), ti siedi, ordini; poi aspetti, magari nel frattempo ti leggi qualche pagina di un libro, e poi te lo sorseggi con calma. Poi va bene a qualsiasi ora, magari anche di sera. Va bene anche dopo mangiato. Al posto del caffè (lo so, lo so, gli italiani “veri” hanno i brividi).

E poi è caro, minimo minimo costa 2 euro.

Infine c’è il fattore qualità. In Italia è buono

In Germania non è sempre buono.

Qui secondo me si apre il vero dibattito. Che senso ha cercare un cappuccino che abbia il sapore italiano, se sono in Germania?

Se ci si dimentica il prodotto originale, quello che ti propongono qui non è cattivo a prescindere, è semplicemente un’altra cosa. Che per facilità e convenzione ha lo stesso nome di un prodotto italiano fatto con gli stessi ingredienti. Superato questo primo scoglio, la vita scorre più facile e più felice. Il mondo appare più rosa, e l’orizzonte si allarga all’improvviso. Regalando nuove prospettive.

Così aguzzo la vista (quella interiore, del terzo occhio) e cerco queste nuove prospettive offerte dalla frequentazione dei bar – pardon, café – tedeschi.

La rapidità, i modi spicci e l’efficienza dei bar italiani

Beh, mentirei se dicessi che non ne ho nostalgia. Ma l’atmosfera dei cafè crucchi, l’accoglienza dei locali. Il piacere del calore negli scuri pomeriggi invernali, è una delle cose che più mi affascina di qui.

Vedere le persone che stanno sedute tranquille, per ore, al solito tavolo, con degli amici. Con un libro o col computer. Sorseggiando lo stesso tè all’infinito. In qualche modo ti riconcilia col mondo e ti fa rivalutare il tuo punto di vista sul ritmo della vita.

Questi locali mi infondono calma e frequentandoli sto imparando a combattere l’italiana frettolosità che è in me. Combatto il senso di colpa che mi assale quando occupo un tavolo per più di mezzora avendo ordinato solo un misero infuso di erbe.

Combatto il disagio di quando ordino un cappuccino dopo le 6 di pomeriggio

Combatto la mia impazienza quando i camerieri ci mettono un quarto d’ora per portarmi il cappuccino.

Combatto quella parte di me così provinciale da credere che l’unico cappuccino decente si faccia in Italia. E faccio bene a combattere. Perché ci guadagno delle nuove parti di me e scopro i lati piacevoli di questo paese per me ancora così avvolto dal mistero. E così, ogni tanto, scopro che anche qui ci sono posti dove fanno dei cappuccini più che decenti.

Anche un semplice cappuccino preso in un calda e accogliente caffetteria tedesca può diventare una piccola lezione di vita.

 

Fonte: blog

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