lunedì 25 Marzo 2024
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Il Gruppo torrefattori diventa “Italiano” a tutti gli effetti

L’Assemblea straordinaria del 16 giugno  Cambiato lo Statuto, la Torrefazione Caffè Krifi di Ferrara primo socio ordinario “non triveneto”

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di Susanna de Mottoni*

Una nuova stagione è iniziata. Il Gruppo Triveneto Torrefattori Caffè amplia gli orizzonti e diventa “Italiano” a tutti gli effetti. L’Assemblea straordinaria del 16 giugno è stata dedicata proprio a questo: a un momento di svolta nella storia del sodalizio. (Nella FOTO il GITC accoglie la Torrefazione Caffè Krifi tra i soci ordinari. Da sinistra: Bianchin, Goppion, Caballini, Baroni, Franciosa)

Di cosa si tratta e come si è giunti fin qui?

È necessario un passo indietro. Nel corso della precedente Assemblea, quella del 23 febbraio, il presidente Giorgio Caballini di Sassoferrato ha posto i propri consoci di fronte a un dato di fatto: il Gruppo, pur chiamandosi “Triveneto”, è costituito da una maggioranza di soci “non triveneti”, le cui aziende sono situate cioè in altre regioni italiane.

manifesto gruppo italiano torrefattori caffèEra necessario quindi un riallineamento, specie in un momento di grandi cambiamenti nel sistema di rappresentanza del settore a livello nazionale essendo venuti meno il Comitato Italiano Caffè e l’Associazione Italiana Torrefattori e costituitasi l’Associazione Italiana Caffè, lasciando in campo come più antica realtà il GTTC.

La proposta lanciata dal presidente è stata chiara: il “Gruppo Triveneto Torrefattori Caffè” diventi “Gruppo Italiano Torrefattori Caffè”, un’istanza approvata quel giorno stesso dalla maggioranza.

Il passo successivo è stato dare contenuto a questo cambiamento inizialmente solo formale. E qui si giunge all’appuntamento del 16 giugno. Un comitato appositamente incaricato ha valutato una revisione parziale dello Statuto che è stata presentata, discussa e infine approvata all’unanimità dei presenti.

“La valenza del Gruppo ora è a tutti gli effetti italiana – chiarisce Giorgio Caballini di Sassoferrato -. Finora “socio ordinario” con diritto di voto poteva essere solo il torrefattore con sede nelle Tre Venezie. Adesso non più. Anche gli attuali soci sostenitori o altre torrefazioni italiane non ancora associate potranno diventare nostri soci ordinari, facendone domanda al Consiglio direttivo. Contiamo che giungano presto le prime richieste”.

Una prospettiva che ha preso immediatamente concretezza: la Torrefazione Caffè Krifi di Ferrara, finora “sostenitore”, ha potuto essere accolta fra i soci ordinari. “Ho colto subito questa opportunità per varie ragioni – spiega Mauro Baroni, amministratore delegato Torrefazione Caffè Krifi -. C’è innanzitutto una questione geografica: la nostra azienda è in pratica al confine con il Triveneto, per cui ci siamo sempre sentiti affini agli altri membri del Gruppo. In secondo luogo, siamo soci ormai da moltissimi anni. Infine, ciò che forse più conta, apprezzo molto il lavoro dell’associazione e i servizi che ci rende. Mi riferisco alle circolari e alle informative inoltrate, al supporto che viene garantito. Nel corso delle assemblee, al contrario di quanto ho visto accadere in altri contesti, non ci si limita a presentare e approvare il bilancio: si discute di tematiche d’interesse, come del resto è accaduto anche in quest’occasione parlando del registro Sian o delle disposizioni di vigilanza per gli intermediatori finanziari”.

Il Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, tuttavia, non vuole rinnegare le sue origini e le sue tradizioni. “Abbiamo scelto di aprirci e al contempo di rimanere legati alle nostre radici – aggiunge il presidente -. Abbiamo stabilito che la sede del Gruppo dovrà rimanere nelle Tre Venezie, così come quella delle Assemblee e anche il Consiglio Direttivo non potrà essere composto da più di 7 soci “non triveneti”. Semplici punti fermi per non snaturare quest’associazione nata 60 anni orsono a Padova”.

Un adeguamento, quindi, alla crescita vissuta dal Gruppo in questi sessant’anni e alla valenza acquisita nel mentre. D’altra parte, non è nuovo a promuovere istanze che vanno ben oltre i confini regionali.

La più recente e rilevante è certamente quella relativa alla candidatura dell’espresso italiano tradizionale quale patrimonio immateriale dell’Unesco. Un’iniziativa del presidente Caballini avviata lo scorso anno, che ha condotto rapidamente alla creazione di un Consorzio dedicato che sta mano a mano accogliendo nuovi membri e che sta portando avanti l’iter che dovrebbe condurre all’auspicato riconoscimento dell’Unesco.

Proprio il 16 giugno, durante il Consiglio direttivo del Consorzio, l’architetto Laureano ha avuto modo di confermare che la documentazione necessaria è stata predisposta e verrà a breve depositata presso il Ministero dei beni culturali per poter accedere all’iscrizione nell’Inventario italiano dei beni immateriali. Un primo passo propedeutico alla richiesta vera e propria all’Unesco.

*direttore Notiziario mensile del Gruppo italiano Torrefattori Caffè

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