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ICE – Guadagni senza precedenti sul Contratto “C”: oltre 30 centesimi in soli due giorni

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MILANO – Un’impennata così, in una sola giornata, non si vedeva da oltre 9 anni sul Contratto “C” dell’Ice di New York . Tornati al lavoro martedì, dopo il ponte per la festività del President Day, i trader si sono letteralmente scatenati e hanno fatto saltare il banco.

Come i nostri abbonati hanno potuto leggere già ieri mattina nei report della sezione borse di Comunicaffè, la seduta dell’Ice Futures US del 18 febbraio ha visto rialzi senza precedenti dai primi anni duemila.

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Marzo – attualmente il contratto principale – si è rivalutato in una sola giornata del 9,1%, ossia di 1.275 punti, chiudendo a 152,65 centesimi (massimo per la scadenza vicina da metà gennaio 2013): un guadagno giornaliero di simile entità non si vedeva dal 15 novembre 2004, quando il contratto spot guadagnò, in una singola seduta, 1.115 punti (+13,85%).

Ma il contratto “C” si trascinava allora ben al di sotto del dollaro libbra. Un precedente più recente – anzi recentissimo – è quello della seduta del 3 febbraio, quando lo stesso contratto per scadenza marzo ha guadagnato 1.075 punti.

Come un treno impazzito, la borsa newyorchese ha continuato la sua forsennata corsa al rialzo nella giornata di ieri, con ulteriori guadagni stellari.

Nel momento in cui stiamo scrivendo apprendiamo che marzo ha chiuso la seduta del 19 febbraio a 171,75 centesimi (massimo a 172,90 centesimi), con un ulteriore incremento giornaliero da record di 1.910 punti.

Maggio ha raggiunto i 172.60 centesimi guadagnando 1.775 punti, che si aggiungono ai 1.255 di ieri, per un totale di 3.030 punti in due giorni. Mai livelli così alti erano stati raggiunti dall’ottobre del 2012.

Londra ha concluso a 1982 dollari, dopo aver sfiorato in corso di contrattazione i 2.000 dollari/tonnellata.

Per tutte le notizie sulle chiusure definitive di New York e Londra rimandiamo naturalmente i nostri lettori al report giornaliero INTL FC Stone.

Tra il 2 gennaio e il 19 febbraio, il contratto per scadenza ravvicinata ha guadagnato dunque 60,35 centesimi, ossia un incremento del 54,17%.

A far scoppiare le polveri sono state le notizie meteo pessimistiche provenienti dalla coffee belt brasiliana (vedi nostra analisi di ieri), che hanno confermato quello che molti temevano: la pioggia caduta durante lo scorso fine settimana ha portato un sollievo solo temporaneo e il volume delle precipitazioni, nell’arco delle prossime due settimane, potrebbe essere inferiore a quanto inizialmente preventivato.

Gennaio e febbraio 2014 sono stati, sin qui, i due mesi più secchi da circa trent’anni a questa parte, informa il servizio Somar Meteorologia di San Paolo. Secondo Commodity Weather Group, la quantità di precipitazioni attesa, di qui al prossimo fine settimana, sarà del 75% inferiore alle medie stagionali e ciò porterà ulteriore stress alle piante.

Gli arbusti necessiterebbero normalmente, nell’arco dei primi 3 mesi dell’anno, di circa 500 mm di pioggia: sin qui ne sono caduti a malapena 150.

I produttori non sanno come gestire la situazione, anche perché è la prima volta che si ritrovano a far fronte a una siccità di queste proporzioni nel periodo di sviluppo dei frutti.

“Il 10% del raccolto può dirsi sin d’ora definitivamente perso” sostiene Shawn Hackett di Hackett Financial Advisors. Ma le perdite – secondo Sterling Smith di Citigroup Chicago – potrebbero essere addirittura “catastrofiche”.

Quali a questo punto gli scenari prefigurabili?

L’approvvigionamento degli arabica si fa decisamente più difficile. La prospettiva di un abbondantissimo raccolto brasiliano aveva contribuito, nell’ultimo trimestre del 2013, a far scendere i prezzi ai minimi pluriennali, nonostante il preventivato calo produttivo di Messico, centro America e Perù, dovuto principalmente alla ruggine del caffè.

A questo punto, le uniche prospettive positive riguardano la Colombia, dove i raccolti sono in crescita, ma non così tanto da poter compensare i minori volumi nel resto del continente americano.

I produttori brasiliani stanno cominciando a stimare l’entità del danno subito, ma ci vorranno almeno un paio di settimane prima di poter formulare ipotesi più precise e azzardare qualche cifra. Di qui ad allora dobbiamo attenderci “moltissima volatilità” come ha spiegato Hernando de la Roche, senior vice president di INTL FCStone.

La maggior parte degli analisti ritiene che il superamento della soglia dei 170 centesimi possa spianare la strada verso i 200 centesimi libbra.

Il rally è dunque destinato a proseguire?

“Ci sono tutti i presupposti, sia tecnici che fondamentali” ha dichiarato Nick Gentile di Atlantic Capital Advisors.

Ma c’è chi mette in guardia rispetto al pericolo di un altrettanto repentino ripiegamento e invita alla prudenza, perlomeno nell’immediato.

“Tutti si sono buttati a capofitto e se i prezzi calano molti rischiano di farsi molto male” ha dichiarato Hector Galvan di RJO Futures Chicago aggiungendo ” mi risulta difficile credere che si possa puntare a quota 200 centesimi senza notizie concrete sui danni riportati dai raccolti in Brasile”.

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