giovedì 11 Aprile 2024
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I NOSTRI LUTTI – Addio a De Marchi (Demar), signore del caffé

L’imprenditore udinese si è spento a 64 anni, appena operato al cuore. Aveva sostenuto decine di società sportive ed eventi di solidarietà

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DI CRISTIAN RIGO*
UDINE – Fino all’ultimo Alberto De Marchi (FOTO) ha continuato a pianificare, progettare e sognare il futuro della sua azienda. Tanto che anche le prossime innovazioni della Demar portano la sua firma accanto a quella dei figli Stefano e Daniele che, esattamente come lui, stanno ripercorrendo le orme del padre.

Nati e cresciuti respirando l’aroma intenso del caffé. Alberto aveva affiancato il papà Giuseppe fin dal 1968, quando aveva solo 18 anni. In quell’anno il padre Giuseppe lasciò la società Udinese caffé, una prime imprese del settore, attiva dal 1953, per fondare la Demar.

Alberto l’ha fatta crescere negli anni (grazie anche all’acquisizione di altri marchi, primo fra tutti la Torrefazione Friulana Eccelsa Srl, uno dei più vecchi e noti del Friuli) curando sempre la qualità del prodotto. Ha lavorato anche quando il suo cuore non funzionava più perché – raccontano gli amici – lui non era capace di stare fermo.

Per 12 anni è stato presidente dell’Associazione pugilistica udinese. L’ex segretario dell’Apu: grazie a lui abbiamo assistito a eventi di primo livello.

Sempre in movimento. Sempre con una nuova idea da sviluppare. Fino alla notte tra domenica e ieri, quando il suo cuore ha smesso di battere in seguito alle complicazioni insorte dopo un trapianto avvenuto mercoledì all’ospedale di Padova. Alberto De Marchi aveva 64 anni. Era nato a Treviso, ma a soli tre anni si era trasferito a Udine seguendo il padre Giuseppe che insieme ad altri soci aveva fondato la società Udinese Caffè.

Lascia la moglie Edda e i figli Daniele e Stefano oltre ai nipoti Gabriele e Giacomo. Il giorno del funerale non è stato ancora fissato, ma la celebrazione si terrà a Cussignacco dove la famiglia De Marchi si è trasferita nei primi anni ’90, a due passi da viale Palmanova dove si trova la sede della Demar caffé.

Perché Alberto voleva stare vicino alla sua azienda. Ma questo non significa affatto che nella sua vita non ci fosse spazio per altre attività. A cominciare dalla solidarietà. Pur amando stare dietro le quinte, Alberto negli anni aveva sponsorizzato decine di società grandi e piccole, ma anche diverse iniziative ed eventi. «Proprio in questi giorni – ricorda l’amico Sergio Marini – insieme alle stelle di Natale, i volontari dell’Associazione italiana leucemie distribuiscono anche i sacchetti di caffé Demar. Ma è solo uno dei tanti aiuti che Alberto dava sempre con grande piacere.

Agli amici non diceva mai di no e per quanto mi riguarda è come se avessi perso un fratello». Oltre a sostenere l’Ail, la Demar appoggiava Telethon e società sportive di basket, rugby, bocce, calcio femminile e pure l’Udinese. Nel 1971 aveva anche fondato la prima squadra di bowling di serie A di Udine, disciplina che ha praticato ad alti livelli per più di vent’anni. Dal 2002 era poi presidente dell’Associazione pugilistica udinese, attività di cui riferiamo nell’articolo a lato. Cavaliere della Repubblica, ricopriva pure la carica di presidente del mandamento di Udine della Confesercenti.

«Ricordare tutto è impossibile – assicurano i parenti -. Basti pensare che a 40 anni ha imparato a sciare e poi ha fatto anche diverse immersioni. Ha avuto anche una grande passione per la nautica. Voleva sempre conoscere e provare cose nuove. E se si fissava con qualcosa non c’era verso di farlo desistere fino a quando non aveva raggiunto l’obiettivo che si era prefissato».

Determinato sul lavoro e anche nelle sue tante passioni, Alberto era però un uomo di grande compagnia. «Sapeva farsi ascoltare da tutti, indipendentemente da chi aveva davanti, lui trovava sempre le chiavi per convincere il suo interlocutore, che fosse in azienda o in osteria», dicono i figli e la moglie. Grande appassionato di cucina, era un discreto cuoco e faceva parte di una congregazione di bongustai oltre che del Ducato dei vini.

Nei suoi progetti per l’immediato futuro c’era la costruzione di un altro capannone per mettere il caffè sotto gas inerte e migliorarne la conservazione, la sperimentazione di un sistema di classificazione e diminuzione di umidità per portare ai massimi livelli la tostatura del caffè Demar, tutte cose sulle quali i figli Stefano e Daniele stanno già lavorando.

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