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GIOCHI, LA PROVOCAZIONE – Via le slot machine battaglia di baristi contro giganti azzardo. In un’inchiesta del numero di gennaio della rivista Terre di Mezzo si racconta la storia degli esercenti che stanno cercando di liberarsi delle macchinette sottoposti a minacce e contratti capestro

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MILANO – Si fa presto ad applaudire i baristi che decidono di rinunciare alle slot machine. Ma nessuno immagina che non è così facile. Tra minacce e contratti capestro li obbligano a un’epica battaglia contro i giganti del gioco d’azzardo.

Slot machine: Davide contro Golia

È quanto rivela l’inchiesta di Terre di mezzo di gennaio, dal titolo «La battaglia (im)possibile. Davide contro Golia». In cui si racconta la storia degli esercenti che stanno cercando di liberarsi delle macchinette.

Innanzitutto i contratti di noleggio

Essi prevedono una penale di 250 euro per ogni slot se l’esercente decide di disdire prima della scadenza. «A una barista di Bergamo il noleggiatore voleva addirittura far pagare una penale per i giorni in cui era stata chiusa. Dopo che i ladri le avevano sfondato la vetrina», si legge su Terre di mezzo.

«Grazie al nostro ufficio legale l’esercente è riuscito a liberarsi dal ricatto». Così racconta Giorgio Beltrami, presidente dell’Associazione dei commercianti e baristi della città.

C’è poi il problema della criminalità organizzata: a Milano il clan Valle Lampada aveva creato ben quattro imprese attive nel settore e collocato 347 slot machine e videolottery in 92 locali della città e della provincia. A Santa Maria Capua Vetere (Ce) i boss del clan Amato Belfiore convincevano i baristi ad accettare le loro macchinette mandando uomini armati.

Anche per i sindaci la lotta alle sale gioco è impari. Cercano infatti di imporre dei limiti alla loro proliferazione emanando regolamenti sugli orari di apertura o sulla distanza da scuole, parrocchie e centri di aggregazione, ma spesso i gestori fanno ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) e i primi cittadini perdono. Solo nel 2012 è successo ai sindaci di Varese, Desio, Pioltello, Brescia, Cernusco Lombardone, Chiavenna, Nova Milanese e Gavorrano (Grosseto).

Tutti dal giudice si sono sentiti dire la stessa cosa: «Non potete farci niente: solo lo Stato può gestire questo settore». Per i Comuni le sale da gioco e le slot machine nei bar sono una sorte di disgrazia a orologeria: agli uffici comunali infatti prima o poi si rivolgono in cerca di aiuto quelli che hanno perso casa, lavoro e soldi per colpa del gioco oppure i loro familiari.

Il Conagga (Coordinamento nazionale dei gruppi per i giocatori d’azzardo), ha stimato che i danni sociali ammontano tra i 5,5 e i 6,5 miliardi di euro all’anno.

C’è chi prova comunque a reagire. Il 14 gennaio infatti Terre di mezzo, Legautonomie e un gruppo di sindaci lombardi presenteranno a Milano un manifesto contro il gioco d’azzardo in cui chiedono al Parlamento che verrà eletto in febbraio più poteri per regolamentare la presenza delle sale gioco nei loro territori.

L’appuntamento è per le ore 10.30, nella la sede di Legautonomie in via Duccio di Boninsegna 21.

Fonte: Terre di Mezzo

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