sabato 13 Aprile 2024
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Gianluigi Goi ritorna con le sue “cartoline al caffè: concerto di sibili, singulti e di sbuffi di vapore

Un sogno nel cassetto all’insegna dell’espresso italiano la stesura di una lettura teatralizzata con parole, versi e musica per una mostra di pittura che valorizzi il caffè soprattutto come elemento di socializzazione

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MILANO – Gianluigi Goi torna a occuparsi di caffè. E lo fa proponendo, attraverso ComuniCaffè, una serie di brevi interventi che l’autore definisce “cartoline”. Non si tratta di un’esperienza fine a se stessa ma l’avvio della realizzazione di un sogno nel cassetto: la stesura di una lettura teatralizzata con parole, versi e musica al caffè e la realizzazione, a cura di esperti, di una mostra di pittura che valorizzi il caffè soprattutto come elemento di socializzazione.

Cartolina n 2- Concerto di sibili, di singulti e di sbuffi di vapore

di Gianluigi Goi

Anni Trenta del secolo scorso, nel centralissimo Corso Zanardelli, la solita Brescia industre e laboriosa si affanna a recuperare le ferite della guerra e del sottosviluppo e non può quindi indulgere (oggi come allora) più di tanto ai piaceri della conversazione. Ma è pur sempre in grado di stupire chi sappia guardarla in profondità. Basta scalfirne la scorza, a volte ruvida di “ Leonessa d’Italia” di carducciana memoria. Un piccolo esempio? Gli splendidi affreschi di Francesco Zugno (1574-1621) che impreziosiscono quell’autentico gioiello che è il Ridotto del settecentesco Teatro Grande, vera primazia fra i teatri italiani.

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Le eleganti pareti, in perfetto stile veneziano come imponeva la stretta sudditanza brixiana ai voleri della Serenissima, mostrano appropriate e suadenti scene di ricevimento di pingui mercanti affacciati ad una balconata gustando tazze di caffè. A poche decine di metri dal Teatro Grande, durante il suo tour che sfociò nel libro “Viaggio in Italia” del 1953, approdò, in un locale allora in auge, lo scrittore francese Jean Giono (1895- 1970), scrittore di riconosciuta fama e valore ben noto al pubblico anche giovanile per il suo utopico e dolcissimo “ L’uomo che piantava gli alberi “, sorta di volitiva epifania per il ripristino dell’ambiente depredato.

Per tornare alle faccende caffeicole che qui ci interessano, semplicemente suggestiva e coinvolgente la sua descrizione della “ bellissima macchina del caffè espresso “ che il garzone-barista maneggia con abilità non disgiunta da teatralità. “ Il locale – osserva nelle sue note attente e compiaciute, Jean J. Giono – dove abbiamo passato la serata ha una bellissima macchina del caffè espresso. La barista è una giovane donna, assai graziosa. Quel magnifico aggeggio del caffè è un tale concerto di sibili, di singulti e di sbuffi di vapore da spaventarci in tre.

Il garzone che sparge segatura viene a ristabilire l’ordine o, più esattamente, riesce a dare al disordine un senso maggiormente profondo. Mi spiega che l’utensile non è esclusivamente destinato a distribuire getti di vapore ma, convenientemente maneggiato, è capace di produrre sette od otto qualità di caffè. Mi dà ad intendere di essere lui, in particolare, l’esperto della materia. Dal banco due donne lo prendono in parola e mi nominano giudice. Decidiamo di mettere il ragazzo alle strette e sembra che egli non chieda di meglio. Vengono allineate quattro tazze sul banco poiché, è chiaro, noi siamo quattro compari impegnati in faccende molto serie. Dopo una prima manipolazione, che a me sembra abilissima, viene fatto il pieno nelle tazze. Il ragazzo mi chiede cosa ne pensi. È un caffè eccellente, dico. Girando lo sguardo verso le damigelle, il barista trionfa. È un caffè buonissimo, dicono anche loro. E aggiungono: tutti sanno che qui viene servito il miglior caffè di Brescia.

Onde dimostrare l’assunto, ecco una seconda manipolazione. Questa, lo confesso, mi lascia alquanto sbigottito. Bisogna ad un tempo sollevare un coperchio, abbassare una leva, girare una ruota, fermare il rubinetto e dare una manata sopra la manetta. La macchina recalcitra come un cavallo da rodeo e le ragazze fanno un balzo indietro. Il barista le rassicura con un sorriso indulgente e, con una voce da capitano coraggioso, dice loro di avvicinare le tazze. Otteniamo una seconda razione e si tratta ancora di ottimo caffè. E il garzone canta vittoria …”.

*Seconda parte (continua)

*La prima parte è stata pubblicata il 27 aprile 2012.

Gianluigi Goi

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