giovedì 11 Aprile 2024
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Genetica e abitudini: ti piace il cioccolato? “È tutta colpa dei geni”

Secondo uno studio, le preferenze alimentari sarebbero determinate da ben precise varianti genetiche

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MILANO – Vi siete mai chiesti perché continuate a mangiare certi alimenti, come il cioccolato o le patatine fritte, pur sapendo che il loro consumo eccessivo non sia proprio salutare? Bene, potrebbe essere ‘colpa’ della genetica (sotto il titolo nella foto di Alessandro Kitani).

A sostenerlo è un team internazionale di ricercatori guidati da Silvia Berciano, della Tufts University di Boston e dell’Universidad Autonoma de Madrid, in uno studio presentato in questi giorni al meeting annuale dell’American Society for Nutrition, in corso a Chicago.

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Secondo gli scienziati, l’attrazione verso un certo alimento sarebbe predisposta dalla presenza di alcune varianti genetiche, e la conoscenza di questo meccanismo potrebbe consentire di mettere a punto diete alimentari più efficaci e ‘piacevoli’ per ciascun individuo.

“La maggior parte delle persone fatica a modificare le proprie abitudini alimentari, anche contro il proprio interesse, perché i nostri gusti alimentari incidono sulla nostra capacità di riuscire a variare la dieta”, sottolinea Berciano.

“Il nostro è il primo studio che descrive come i geni possano condizionare il consumo di cibo e le preferenze alimentari in un gruppo di persone sane”.

Infatti, benché ricerche precedenti avessero identificato le basi genetiche di alcuni disordini alimentari come l’anoressia o la bulimia, non è ancora ben chiaro come le varianti genetiche naturali (risultato di quelle sottili differenze nel Dna tra singoli individui che rendono unica ogni persona) incidano sui comportamenti alimentari di soggetti sani.

Nello studio, i ricercatori hanno analizzato i genomi di 818 uomini e donne di origini europea, raccogliendo poi informazioni sulla loro dieta attraverso un questionario.

Gli scienziati hanno scoperto diverse associazioni significative: per esempio, un elevato consumo di cioccolato è associato ad alcune forme particolari del gene recettore dell’ossitocina (il cosiddetto ‘ormone della felicità’), mentre un gene associato all’obesità gioca un ruolo nel consumo di verdure e fibre.

Inoltre, altri geni sono coinvolti nelle preferenze di sale e cibi grassi.

La scoperta potrebbe essere sfruttata nell’ambito della medicina di precisione, elaborando diete e terapie mirate ai bisogni specifici di un individuo.

“Il nostro studio potrà aprire la strada a una migliore comprensione dei fattori che condizionano i comportamenti alimentari, facilitando la creazione di diete personalizzate più ‘gradevoli’ per ciascuna persona, e quindi più efficaci”, spiega ancora Berciano.

Il prossimo obiettivo dei ricercatori

Ma non è tutto perché adesso servirà allargare il campione di indagine anche ad altri gruppi di persone, con caratteristiche diverse, per capire ancora meglio le potenzialità di questo approccio e le possibili applicazioni in ambito medico.

Matteo Serra

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