giovedì 28 Marzo 2024
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Il futuro dell’alimentazione: tra stili di vita attuali e nuovi modelli di fruizione

Il cibo è tornato al centro degli stili di vita degli italiani, dopo un calo di consumi alimentari. Dopo il calo dei consumi intervenuto tra il 2007 e il 2016, oggi la quota di spesa alimentare sul totale dei consumi delle famiglie italiane è assestata al 14,3%, una cifra superiore alla media degli altri Paesi europei. Questa una delle conclusioni salienti dello studio realizzato dal Censis, per Nestlé Italiana.

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MILANO – In un clima sociale connotato ancora da profonda insicurezza, in cui i risparmi cautelativi crescono a 133 miliardi di euro, nelle famiglie italiane prevale un atteggiamento di neo-sobrietà: non ascetismo, ma prudenza negli acquisti senza rinunciare a qualche sfizio.

E fra questi spicca per l’86% l’acquisto di “cibi particolari”. Il cibo infatti è tornato al centro degli stili di vita degli italiani: dopo un calo di consumi alimentari del -10,9% tra 2007 e 2016, oggi la quota di spesa alimentare sul totale dei consumi delle famiglie italiane è assestata al 14,3%, una cifra superiore alla media degli altri Paesi europei.

Il pragmatismo illuminato degli italiani

Nella scelta dei cibi da acquistare il fattore prezzo non è prioritario: solo per l’1,3% il prezzo è l’unico driver d’acquisto, per il 69,9% degli italiani sono più importanti altri elementi valoriali e pratici, e cioè:

  • trasparenza su provenienza, ingredienti, ecc: 94,4%
  • funzionalità: prodotti che non scadano subito 88,4%, facili e rapidi da cucinare 75,1%
  • tutela della salute: 94,6%
  • eticità: 83,5%

Si tratta di una eccezionalità tutta italiana: in tutto il mondo la variabile prezzo incide per circa il 32%.

“Io voglio il mio cibo”: Web e on demand

L’85,7% degli italiani si informano prima di acquistare un prodotto alimentare e la percentuale sale fino all’87,4% tra i Millennials. Il canale primario sono i siti Web, dal 57,0% della popolazione generale al 74,2% dei Millennials, mentre la TV è utilizzata da questi target rispettivamente per il 30,1% e il 19,6%.

Ma il web è anche un canale di acquisto: se negli ultimi tre mesi del 2016, complessivamente hanno ordinato o comprato beni o servizi per uso privato 8,9 milioni di utenti, di cui 3,3 Millennials, a comprare prodotti alimentari sono stati 790mila italiani, di cui 260mila Millennials.

E nel 2016 ben 19,4 milioni gli italiani hanno acquistato cibi cucinati pronti, quali ad esempio pizza, hamburger, etnici, con consegna a domicilio, di cui 4,6 regolarmente. Il servizio è utilizzato dal 16,3% dei Millenial, contro il 9,4% dei Baby boomer e il 2,4% dei Longevi.

In questo contesto, sottolinea Censis, i negozi tradizionali resistono e modificano la funzione: niente cannibalizzazione quanto piuttosto multicanalità.

Fra cibi “champion”, cibi pronti e cibi salutistici

Gli italiani sono disposti a pagare di più per l’italianità, intesa sia come prodotti realizzati in stabilimenti localizzati in Italia (75,8%), sia come prodotti che utilizzano ingredienti di produttori o fornitori italiani (78,2%). Ma pagano di più anche per prodotti certificati (78,5%) e sottoposti a controlli rigorosi su sicurezza e qualità (77,3%).

Valori analoghi si riscontrano anche in riferimento a cibi pronti (solo da scaldare) o semipronti (preparati per torte, puré, risotti ecc.), acquistati da oltre 31 milioni di italiani (e da più di 6 milioni regolarmente): anche per questo segmento, i consumatori sono disposti a pagare di più per prodotti fatti con ingredienti italiani (80,1%), prodotti fatti in Italia (77,0%), con qualità certificata (80,8%), sicuri (78,9).

Italianità, qualità e sicurezza sono premiati anche dai consumatori di cibi salutistici: secondo Censis sono circa 26 milioni gli italiani che nel 2016 hanno acquistato almeno una volta cibi “senza”, cioè senza glutine, senza zucchero, senza lattosio e fra questi 8 milioni li acquistano regolarmente,o cibi “plus”, cioè arricchiti con vitamine, calcio, Omega3 ecc. e fra questi 5,6 milioni li acquistano regolarmente, con prevalenza di Millennials in entrambi i casi; sono premiati i prodotti che esprimono italianità, qualità, sicurezza, eticità.

Il valore della marca

Il 67,3% degli italiani è disposto a pagare di più per la marca di fiducia, una percentuale che sale fra i consumatori di prodotti già pronti o semipronti al 69,6%, di prodotti salutistici al 71,1%, nonché al 71,3% fra i fruitori del canale vending e al 72,7% del cibo cucinato a domicilio.

Il cibo italiano alla sfida dell’etnoglobal

Il cibo italiano è sempre più apprezzato nel mondo e lo dimostra la costante crescita delle esportazioni di food & beverage made in Italy: +3,6% dal 2015 al 2016, +41,5% dal 2010 al 2016.

E non parliamo solo di vino, olio e pasta ma anche di piatti pronti, acque minerali, tè e caffè, riso, succhi di frutta e ortaggi. Oltre all’export dall’Italia, un altro indicatore del successo dell’italian food nel mondo è la pizza, che genera un giro d’affari di 62 miliardi di euro.

Anche l’81,7% degli stranieri residenti in Italia apprezza la nostra cucina (soprattutto pizza, pasta e formaggi) e il 71,9% cucina piatti italiani; e ben il 45,7% degli immigrati da più di 5 anni mangia tutti i giorni “italiano”.

Per contro, gli italiani apprezzano anche “l’etnico”, cresciuto dell’8% nel carrello della spesa nel primo semestre del 2016; 6 italiani su 10, infatti, amano cucinare da sé ricette con prodotti etnici: le più sperimentate sono il cous cous, il riso alla cantonese e il sushi.

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