lunedì 25 Marzo 2024
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Franco Costa: «L’arredamento del bar aiuta ma per avere successo serve essere bravi»

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Dalla Corte
Demus Lab - Analisi, R&S, consulenza e formazione sul caffè

MILANO – Franco Costa, presidente di Costa Group è una firma ubiquitaria. E compare soprattutto dove ci sono i bar di successo. La domanda è: per aprire un bar di successo, è necessaria obbligatoriamente un suo progetto o è possibile farne senza?

«Per ottenere un bar di successo, bisogna innanzitutto esser bravi a fare il proprio lavoro. In seguito, si deve creare l’ambiente e il servizio. Solo alla fine, possedendo questi requisiti di base, il nostro arredamento viene in aiuto. Ma noi siamo gli ultimi della scala, non i primi.»

Ci sono tantissimi bar che chiudono. Questo da quanto risulta anche dall’ultima indagine Fipe. I bar arredati da Costa, chiudono ugualmente?

«Non mi risulta che chiudano Ma, se non ci sono le caratteristiche di cui ho parlato prima, è possibile che chiudano anche i bar arredati da noi.»

Quanto conta la passione per fare il barista?

«La passione e il sorriso, assieme alla qualità del prodotto e alla ricerca, sono elementi fondamentali. Poi, l’arredo aiuta.»

In che modo?

«Creando situazioni e coinvolgimento in linea con le attese del pubblico. Se si va oltre queste attese, allora si sbaglia il format.»

Adesso, di contaminazione di Costa si parla ovunque. Lei però è già oltre, abbiamo visto. Cosa c’è all’orizzonte?

«Una grande ricerca nella rivalutazione degli antichi mestieri italiani, che si stanno perdendo. Li vogliamo trasformare per renderli moderni. Come il fruttarolo che può fare anche i cocktail e le zuppe. Come il pasticcere che diventa anche uno showman. Oppure come la nostra collaborazione con i frati benedettini di Assisi, con la conoscenza delle erbe trasformate in essenze. »

Il caffè in tutto questo come rientra?

«Il caffè aiuta molto perché è un elemento fondamentale. Ha bisogno della giusta atmosfera. C’è bisogno di crearne sempre di nuove.»

Lei è stato il primo, oltre venti anni fa, a creare attorno al caffè delle esperienze diverse che allargavano la degustazione del caffè.

«Oggi c’è tanta gente che, giustamente, ci imita. Alcuni provano anche a competere bene. Creare mercato e valore è un bene per tutti. Quindi più ce n’è, meglio è. Perché ci spingono oltre i nostri limiti.»

Tra poco aprirà La Roastery di Starbucks a Milano, con un arredamento incredibile e il caffè che girerà dentro ai tubi. Lei aveva già pensato in passato a qualcosa del genere. Pensa che questa apertura sia un’opportunità o un rischio?

«Sicuramente è un’opportunità, insieme all’apertura di Princi. Qualcosa con i tubi l’abbiamo fatta, ma ora andiamo oltre. Stiamo infatti cercando situazioni nuove, sempre in linea col divertimento rivolto al pubblico. Quindi non tanto l’esaltazione del prodotto, quanto la gioia del cliente ad entrare in certi ambienti. Fare locali che facciano sorridere.»

I suoi clienti sono tutti contenti?

«Devo dire che ho collezionato dei riscontri molto positivi dai nostri clienti. Storicamente sono legati a noi.»

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