giovedì 11 Aprile 2024
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Fabio Verona sul The Milan coffee festival: “Incontri e grandi caffè per i 4 amici di sempre”

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MILANO – L’evento che ha celebrato la cultura del chicco in tutte le sue forme, durante tre giornate racchiuse nello Spazio Pelota in zona Brera, il The Milan coffee festival, ha chiuso le porte, ma fa ancora parlare di sé. Tante le opinioni e i riscontri infatti, che sono stati espressi da più professionisti del settore. Offrendo il loro punto di vista ai lettori, per far riflettere e dare nuovi stimoli per il futuro. Tra questi, riportiamo anche l’intervento di un esperto di livello come Fabio Verona.

Verona, sul The Milan coffee festival

È da poco terminato il MCF al quale ho partecipato come barista insieme alla Costadoro caffè. Ho quindi vissuto l’esperienza da espositore e da utente. Girando per gli stand ad assaggiare ottimi caffè e parlare con molti amici e conoscenti.

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Sulla prima parte dell’esperienza mi sento di dire che l’aspettativa era differente

Ci si aspettava infatti più gente “normale” che venisse a visitare la fiera e molti, molti più baristi. I quali, coinvolti da un collaudato sistema organizzativo quale quello di Allegra Events, fossero spronati nel visitare un evento durante il quale vi sono stati anche moltissimi momenti di confronto, crescita, formazione e divertimento.

Forse perché il prezzo di ingresso non era proprio popolare; oppure perché la comunicazione non ha raggiunto anche quei baristi che non seguono il mondo degli specialty, negli angusti corridoi dello Spazio Pelota si facevano strada scomodamente i soliti 4 amici di sempre.

In fondo però, forse proprio questi corridoi così stretti e il così poco spazio, hanno contribuito ad elevare un pochino il morale di chi era presente. Dando spesso l’impressione di una grande quantità di gente

Il livello degli espositori, dei micro torrefattori presenti

Nonché quello dei produttori di caffè specialty era davvero elevato. Inoltre un applauso anche alla pizza realizzata direttamente all’interno dello spazio dalla pizzeria Berberè.

Anche se mi chiedo sempre come, in certe occasioni, le principali norme dell’haccp ed i regolamenti comunali non siano presi in considerazione. Quando nello stesso comune per aprire una attività a volte, oltre a volerci mesi per i permessi, ci sono dei cavilli insormontabili per qualcuno e per qualcun altro no. Ma, insomma, d’altronde le fiere di paese sono sempre esistite, e forse sono i posti dove ho mangiato alcuni dei piatti tradizionali più buoni!.

Tornando ai caffè

Ne ho assaggiato di eccezionali, ben tostati e ben preparati, sempre con la massima professionalità. Erano presenti molti tra i campioni italiani delle diverse categorie in molti stand, e da ciascuno vi era da scoprire qualcosa di bello.

Di sicuro mi è spiaciuto non poter seguire i molti incontri e dibattiti. Dei quali ho poi avuto alcuni feedback tutti positivi.

Infine, ho letto nei giorni scorsi che secondo qualcuno la moda degli specialty sta quasi facendo male all’espresso italiano ed alla sua caratteristica. In quanto insieme agli specialty stiamo importando e proponendo sempre più metodi anglosassoni di bere il caffè.

Per altri invece manca un confronto aperto e sincero per uno sviluppo del caffè in Italia

Secondo me invece, è proprio il mondo degli specialty a condurre sempre più alla ricerca del tempo perduto. Quello che ci manca nel prendere un caffè con la giusta calma e la giusta consapevolezza. Non dimentichiamo che nella metà del nostro Stivale, solo fino a pochi anni fa (ed in molti posti ancora oggi) il caffè era preparato con la caffettiera detta “napoletana”, che altro non è che un caffè filtro!

L’evoluzione della moka

Questa ha poi portato ad una maggiore estrazione di sostanze dal caffè, ma seppur a pressione è sempre un caffè filtro. Quindi non direi che stiamo perdendo nulla. Anzi, semmai, forse, stiamo riguadagnando qualcosa. Un po’ di tempo per noi stessi, e quando il barista è un professionista, una maggiore conoscenza e consapevolezza di ciò che stiamo bevendo.

In conclusione il mio personale parere è che attività di divulgazione della cultura del caffè e di avvicinamento delle persone alla conoscenza di un prodotto così vasto, eclettico e cosmopolita siano da perseguire continuamente e con vigore. Ma proprio perché non restino di nicchia, vanno realizzate in condizioni che permettano a tutti di avvicinarsi, in questo modo il confronto diventa pubblico e la crescita reale.

Le istituzioni, a vario livello e diverso titolo

Dovrebbero comprendere il grande fattore economico che ruota intorno alla tazzina di caffè (e non mi riferisco ai guadagni del barista, torrefattore, o altro), e supportare chi vuole organizzare eventi di questo genere, perché non possono che fare del bene.

A Torino, per esempio, grazie all’impegno dell’assessore al commercio Alberto Sacco e della giunta comunale, si è riusciti lo scorso anno ad organizzare un evento aperto al pubblico, gratuito. Con costi non eccessivi per gli espositori, proprio perché vi è stato un supporto concreto dall’amministrazione. Una cosa che non sarebbe potuta avvenire diversamente.

E quest’anno si ripeterà a giugno.

Quindi, milanesi e appassionati di tutta Italia, preparatevi a godervi una delle città più belle d’Europa sorseggiando ottimi caffè e non solo!

Fabio Verona

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