giovedì 11 Aprile 2024
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Export alimentare – I tedeschi hanno esportato il doppio dell’Italia di caffè e tè

Nanismo delle imprese, Gdo troppo domestica, scarso supporto allo sforzo promozionale delle aziende. Sono questi i principali fattori che frenano la spinta dell'export del made in Italy alimentare sui mercati esteri

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PARMA – A Cibus Global Forum organizzato da Fiere di Parma e Federalimentare, ecco il punto sull’export alimentare del made in Italy.

Export alimentare: cosa fare per esprimerne meglio le potenzialità

Nanismo delle imprese, Gdo troppo domestica, scarso supporto allo sforzo promozionale delle aziende. Sono questi i principali fattori che frenano la spinta dell’export del made in Italy alimentare sui mercati esteri; anche se la domanda di prodotto italiano nel mondo è straordinaria e il settore mette a segno risultati a due cifre che altri comparti, di questi tempi, si sognano.

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Affinare le strategie

In modo da inseguire le performance dei concorrenti tedeschi e francesi è stato tema centrale tra esperti, aziende e tecnici al Cibus Global Forum a Parma.

Confronto che ha visto oggi duellare due big della grande distribuzione come Auchan e Coop Italia sul fronte della promozione dell’italianità sugli scaffali dei supermercati del mondo.

La crescita del 12% dell’export alimentare nei primi tre mesi 2013

Nonostante questo dato, il presidente di Federalimentale Filippo Ferrua pungola le imprese tricolori a emulare la Germania. Un Paese che “pur non essendo agroalimentare, esporta il 10% in più di noi in rapporto al suo fatturato”.

Sono ben 10 miliardi di euro in più, rispetto al nostro export alimentare che vale 26,1 miliardi di euro nel 2012. Tranne pasta e vino, i tedeschi ci battono su tutti i terreni.

Germania vince sulle carni, sui formaggi, sui caffè

Del quale, come per il tè, hanno esportato una quantità doppia rispetto all’Italia), cacao e cioccolata. Forti di prezzi medi dimezzati rispetto ai nostri.

Eppure dai Paesi Bric nei prossimi anni la domanda food esploderà. Si parla infatti del +5% latte dall’India, +3% di zucchero dalla Russia. Mentre in Cina i consumi di carne sono quasi triplicati in 20 anni.

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Un enorme maagazzino con sacchi di caffè da 60 chilogrammi

 

“Il vostro problema è che Coop e Conad non sono presenti all’estero – ha detto Auchan agli imprenditori di Cibus.

– Noi promuoviamo i vostri prodotti senza rincari del 200%“. “Stiamo stringendo accordi con cooperative di consumo omologhe in Asia e in Usa”. Ha quindi replicato Vincenzo Tassinari di Coop Italia. 8 milioni di soci e una formula che del radicamento sul territorio fa la sua forza.

Uniti contro il nanismo

“Il nanismo dimensionale italiano va superato – dice il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro. – Le aziende sopra i 50 addetti sono l’1,5% in Italia il 9% in Germania. E sono quelle che fanno il 70% di export alimentare“.

“Attenzione – avverte il presidente Ice Riccardo Monti – la diversità e la frammentazione è la ricchezza del territorio italiano. Il mondo chiede questo.

Il livello dimensionale si può superare con l’aggregazione e la capacità di fare rete“. “Le Pmi vanno all’estero attraverso reti aggregative – spiega Daniele Rossi, direttore generale di Federalimentare – le medie e grandi grazie a una strategia di internazionalizzazione, che non solo esporta prodotti ma anche le imprese, con stabilimenti ad hoc per i mercati esteri”.

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