giovedì 11 Aprile 2024
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Expo, e la burocrazia blocca il cluster del cacao

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di Michelangelo Bonessa*

MILANO – Il cluster del cacao è ancora chiuso e se non si interviene presto, lo resterà ancora a lungo.
Soltanto un Paese su sei ha aperto i battenti, il Ghana, mentre arredamento e prodotti degli altri si sono bloccati alle dogane.

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Anche il Camerun ha richiuso le porte dopo averle aperte per qualche giorno. Nel settore di Expo dedicato al cioccolato, soltanto le rivendite della Perugina e della Lindt sono aperte e in efficienza come il padiglione del Ghana.

Uno dei motivi di questa situazione, come nel caso di Sao Tomè Principe, è il mancato accordo su chi dovesse pagare i dazi per entrare in Europa: secondo chi lavora lì, alcuni Stati pensavano fosse un problema che avrebbero risolto l’Italia o Expo stessa.

La società però ha già messo molto impegno per realizzare, è la prima volta per un’esposizione, i padiglioni dei Paesi che non potevano permettersi la costruzione in proprio.

E non sembra avere intenzione di spendersi ancora. Comunque o si trovano gli accordi, o i materiali della piccola nazione resteranno a Lisbona, li hanno spediti lì perché è un’ex colonia portoghese che ha mantenuto i contatti con il Portogallo.

E adesso rischiano di non arrivare. Altri invece sono in viaggio sugli aerei: erano stati preparati senza essere imballati. Una condizione che ne rendeva impossibile il trasporto.

La macchina di Expo allora si è messa in moto: è stato trovato qualcuno che andasse nei porti dove le merci erano in attesa e le imballasse velocemente per poi caricarle sugli aerei.

E ora stanno per raggiungere Rho, giurano da Expo: secondo la società, che ha registrato ritardi su tutti i cluster, saranno però aperti tutti entro il 15.

Dall’ultima comunicazione alla stampa, in occasione dell’apertura, la promessa è che da quella data sarà tutto pronto. Un proposito ribadito ancora da Expo ieri: i responsabili sembrano certi che tutto andrà secondo programma.

Le persone in servizio ai banchetti esterni, quelli sì già pieni di leccornie come il palco all’aperto da cui spiegano come mangiare i vari tipi di cioccolato, allargano le braccia perché non sanno come spiegare l’accaduto.

Tra l’imbarazzo e la vergogna cercano di giustificarsi, quasi fossero loro a non aver organizzato tutto per tempo rimediando una brutta figura. Ma anche questo è parte dello spirito di Expo: il personale nei padiglioni, e non solo, è gentilissimo e in continua interfaccia.

I rappresentanti dei vari apparati di sicurezza, sia privati che pubblici, si aggiornano a vicenda continuamente nonostante la babele di lingue parlate.

E anche chi si occupa dell’accoglienza agisce come un’unica entità. Nel complesso, da quando si entra a quando si esce si ha l’impressione di un gruppo coeso che rema nella stessa direzione.

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