venerdì 29 Marzo 2024
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Spazi pubblici per i locali: a Milano la concessione estesa al 31 ottobre

La decisione del sindaco Sala: la delibera che permette a bar e ristoranti di ampliare gli spazi esterni va avanti anche oltre il 31 ottobre. E sulle pagine di Repubblica si apre il dibattito su via Varanini

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MILANO – Ancora i dehors si dimostrano una soluzione per aiutare tutti gli esercenti a superare il virus e le misure di distanziamento sociale senza rinunciare a troppi coperti: proprio per questo motivo a Milano, il sindaco Beppe Sala ha approvato una proroga per la concessione degli spazi pubblici ai locali, estendendola sino al 31 ottobre. Una misura necessaria, anche se il tempo sta cambiando (e anche il numero dei contagi). Leggiamo la notizia da repubblica.it.

Dehors ancora validi sino al 31 ottobre a Milano

Il provvedimento del Comune di Milano per ampliare i dehors degli esercizi commerciali con delle facilitazioni, come la gratuità dell’occupazione del suolo pubblico, verrà esteso oltre la data del 31 ottobre. Lo annuncia sulla sua pagina Facebook il sindaco Beppe Sala, che spiega: “Ho dato indicazioni agli assessorati di riferimento di attivare tutte le procedure per estendere, anche dopo il 31 ottobre, gli effetti della delibera del 14 maggio, sempre garantendo la gratuità dell’occupazione del suolo”.Una delibera, aggiunge il sindaco, che “era nata dalla volontà di sostenere settori messi particolarmente in crisi dal lockdown, come bar e ristoranti.

Il provvedimento ha funzionato

In tutta la città e nei singoli quartieri, le attività interessate e i cittadini hanno apprezzato l’iniziativa. Un gradimento che è sotto gli occhi di tutti”. Nell’estendere il provvedimento il sindaco ha spiegato di essersi raccomandato “che venga posta grande attenzione al tema degli orari, come richiesto da alcuni cittadini. Ho inoltre chiesto di fare un’analisi puntuale in relazione agli spazi per sosta residenti e alla mobilità per pedoni e passeggini”. Un tema delicato, visto che proprio da alcuni cittadini arrivano lamentele sulla difficoltà a camminare sui marciapiedi e persino a entrare nei portoni a causa dell’ampliamento degli spazi riservati ai tavolini dei bar.

Il dibattito sui dehors

Raccontato in questi giorni sulle pagine di Repubblica Milano, nella rubrica Postacelere, a proposito per esempio di via Varanini, con una signora che si lamentava della situazione nella strada. A lei, sulle nostre pagine, ha risposto Matteo Russo, portavoce di alcuni commercianti di via Varanini, via Delle Leghe e piazza Morbegno.

“I tavoli sono stati posizionati in seguito all’iniziativa ‘Strade Aperte’ del Comune di Milano, che permette l’occupazione temporanea di carreggiata o marciapiedi per dare la possibilità agli esercizi commerciali di supplire ad una mancanza di spazio interno a causa delle restrizioni imposte dalle misure di precauzione per attenuare il contagio da Covid-19. Le critiche riportate da Postacelere sottolineano la difficoltà di frequentare la strada, ma seguono le direttive e i vincoli dettati dal Comune e sono state verificate, in più occasioni, dalla polizia locale”.

Prosegue il portavoce:

“Leggiamo con stupore la lamentela sulla creazione di una zona 15 in via Varanini e via delle Leghe che di fatto trasforma le vie interessate in strade residenziali dove il pedone ha la precedenza, scelta innovativa per Milano, apprezzata da molti e di sicuro un passo avanti verso la sicurezza di pedoni e ciclisti. Con altrettanta sorpresa notiamo il disappunto per una supposta mancanza di passaggio davanti ai portoni d’ingresso, situazione che non abbiamo rilevato se non occasionalmente: e da parte di persone che non sono clienti delle nostre attività.

La zona è in crescita, le città si evolvono per loro natura e Milano lo sta facendo con delle scelte importanti e radicali che la allineano a tante città europee. Molti di noi hanno deciso di investire i propri sogni, le proprie energie e le proprie risorse in questo quartiere essenzialmente per rispondere a ciò che, forse, prima di altri, abbiamo avvertito come una reale esigenza.

L’attenzione verso i bisogni complessi ed a volte conflittuali del nostro territorio è sicuramente un elemento che ci accomuna. Troviamo anche noi delle criticità, dopo un certo orario notturno ad esempio la presenza di persone che arrivano in zona già in stato di ebbrezza creano non pochi problemi; come la lettrice, segnaliamo ciò che è sbagliato nella speranza che qualcuno prima o poi intervenga.

Questo, però, è un problema di ordine pubblico, non tanto di un servizio che eroghiamo. Usciamo dal preconcetto che il nostro obiettivo sia quello di creare movida o disagio, ma piuttosto quello di affiancare al nostro esercizio commerciale un naturale presidio di alcune porzioni di spazio pubblico: siamo forse, a Milano, la zona che chiude prima i locali e con un’attenzione maniacale alla pulizia delle strade e dei marciapiedi antistanti in fase di chiusura. La protesta della signora sostiene che via Varanini, prima di questi interventi, fosse un’oasi di pace. Qualcuno di noi vive e lavora in zona da anni e da cittadino, prima ancora che da commerciante, e può testimoniare che negli ultimi anni la zona era diventata un desolante deserto da un punto di vista sociale, culturale e aggregativo. Il silenzio per strada era il silenzio del vuoto”.

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