venerdì 12 Aprile 2024
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CURIOSITA’ – Se in Cina spunta il Caffè Prato

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Quanti bar, quanti caffè assumono il nome di una città. Di città importanti, vissute o sognate. O vissute e sognate. In Cina, capita con Prato. Caffè Prato. Altro che caffè Parigi o Milano. Lo prova il Financial Times – mica Pinco Pallino – che da alcuni giorni sta dedicando, con particolare attenzione proprio alla città toscana, diversi servizi alle storie e alle prospettive dei migranti cinesi in Europa.

Definiti nuovi europei e in buona parte incapaci di riabituarsi alle consuetudini cinesi, in un servizio di qualche giorno fa – dolga a chi dolga – venivano descritti come risorse vere, in carne e ossa e, di conseguenza, con tutte le contraddizioni del caso. Del resto, chiamano risorsa anche l’oro e il carbone.

E si sa che procurarsene costa fatica e, qualche volta, sangue, tragedia. Rischi che si corrono, oggi, nel mondo che si evolve e nel quale Prato ha una parte importante. Ce l’ha in Cina e non rimane che sperare che il governo di Pechino si decida a compiere investimenti di sostanza proprio in un distretto, quello pratese, al quale soltanto un piano Marshall, magari quello dei “pionieri” di oggi, può restituire vita. Un piano bello e buono, per chi ha gli occhi a mandorla e per chi non ce l’ha.

Arrivano i nostri. E arrivano dalla Cina. Nuovi europei (e nuovi pratesi) che di Prato ricordano il nome e lo evocano, screenshot alla mano, anche nella madrepatria.

Eccolo qui, tratto dalle pagine del Financial Times, il Prato Coffee nel villaggio di Li’Ao, sulla costa orientale della Cina. E se quel caffè andrà a traverso a qualcuno, siamo sicuri che risveglierà molti e molto altro.

Soprassediamo sui servizi, le interviste a persone in carne e ossa, compiute a Prato e in Cina dai colleghi del Financial Times. Diciamo solo che emerge un quadro di trasformazione, di contraddizioni, di situazioni anche problematiche.

Ci mancherebbe altro. Ma vien fuori anche un dato di fatto: la nuova Europa sta nascendo e provenendo dalla Cina. E non è soltanto liti, incomprensioni e prodotti a basso costo. È la fortuna della città italiana più amata, è casa loro, anche loro, del resto, dai cinesi. E sarebbe il caso di rendersene conto.

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