lunedì 15 Aprile 2024
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Così, in un racconto di Luis Sepúlveda, tutto inizia e finisce con un caffè a Parigi

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MILANO – Un killer professionista, alle prese con un nuovo “incarico” da svolgere e un incontro casuale, ma decisivo, in un caffè parigino: sono gli ingredienti che fanno da premessa a “Diario di un killer sentimentale”, un romanzo pubblicato da Luis Sepúlveda nel 1996.

Il caffè – come espediente narrativo – ricorre in realtà una sola volta nella vicenda. Ma il suo ruolo nel dipanarsi della trama è fondamentale.

Si legge infatti nelle prime pagine del romanzo:

Successe in un bistrò di Saint Michel. Tutti i tavoli erano occupati e lei mi chiese se poteva bere un caffè al mio. Aveva una pila di libri che posò per terra, ordinò un espresso e un bicchier d’acqua, prese uno dei volumi e cominciò a segnare frasi con un pennarello.

È così che il protagonista del libro e la sua amata si incontrano per la prima volta in un locale parigino. Ed è proprio quell’incontro, ma soprattutto la perdita di quell’amore, che getterà il nostro killer “sentimentale” in uno sconforto tale da indurlo a compiere una serie d’imprudenze. Tali da mettere a rischio non solo la sua incolumità, ma anche la segretezza della sua professione.

Sette giorni nella vita di un killer

“Diario di un killer sentimentale”, come suggerisce il titolo, è a tutti gli effetti un diario. Narra i sette giorni decisivi della vita del protagonista, un killer professionista che accetta i suoi mandati dal cosiddetto “uomo degli incarichi”, per il quale lavora con dedizione e successo da lungo tempo.

La sua vita, sino ad allora ligia al dovere e impeccabile, viene sconvolta quando l’uomo viene abbandonato dalla propria donna fuggita fra le braccia di un messicano. Fatto questo che lo getta nello sconforto più totale e inducendolo a compiere una serie d’imprudenze che metteranno seriamente a rischio la sua incolumità e la segretezza della sua professione.

Durante una trasferta di lavoro gli viene comunicato il suo prossimo obiettivo e osservandolo in foto, sente per lui uno strano senso di attrazione, senza comprendere le cause di queste sue assurde sensazioni.

E cosi inizia segretamente ad indagare sui motivi dell’imminente esecuzione. Perché ai killer, per ragioni di sicurezza, non ne viene mai rivelato il motivo.

L’uomo degli incarichi si rammarica con il suo fedele killer per le innumerevoli imprudenze compiute e gli comunica il suo prossimo licenziamento, che nell’ esercizio di questa strana professione equivale normalmente a morte certa.

Ma poi, riconoscente nei confronti del killer per i numerosi incarichi attuati negli anni senza errori, decide, con clemenza, di fargli portare a termine anche quest’ultimo, per poi ritirarsi in buon ordine. A una condizione, però. Questa volta, però, il killer potrà contare esclusivamente sulle proprie forze.

È così che, tornando in sé, il killer si mette al lavoro per completare il mandato

pregustando già il “prepensionamento”. Quando individuerà la casa della vittima, però, al capezzale dell’uomo, il nostro killer troverà ad attenderlo un’amara sorpresa… Che non vi riveliamo per non rovinarvi il finale di questo racconto. Scritto magistralmente, ricco di suspense e di colpi di scena. E da leggere tutto in un fiato. Magari nell’atmosfera ovattata di un caffè storico, davanti a una profumata tazza di espresso.

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