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COMMERCIO EQUO SOLIDALE – Milano capitale: la Wto sceglie il capoluogo lombardo come capitale mondiale del commercio equo 2015

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MILANO – Perché proprio Milano? Alla notizia che il capoluogo lombardo sarà capitale globale del commercio equo e solidale nel 2015, la domanda viene naturale. E la risposta lo è ancor di più: in Italia il Fair trade cresce a vista d’occhio e i bilanci consolidati di Ctm Altromercato (il maggior consorzio di commercio equo e solidale nel nostro Paese) e delle altre cooperative di fairtrade italiane, lo confermano.

Commercio Equo e Solidale: un settore in crescita

A dispetto della crisi delle vendite degli alimentari, i prodotti certificati dal Sud del mondo si vendono eccome. Nel 2012 il mercato alternativo con il logo Fairtrade ha raggiunto i 65 milioni di euro in Italia; segnando un incremento del 13,7% rispetto al 2011. In un anno di crisi totale Ctm Altromercato registra un fatturato di oltre 36 milioni di euro e un dato di chiusura positivo.

Parla Enrico Avitabile

«Se si confronta la situazione italiana con quello che succede in altri Paesi – dice il vicepresidente dell’Agices, l’assemblea generale del commercio equo e solidale, Enrico Avitabile – vediamo che c’è un buon protagonismo delle organizzazioni di commercio equo che in totale fatturano circa 80 milioni di euro. Questo anche grazie alla scelta, nella prima metà degli anni 2000 di rendere il tutto più professionale; migliorando la qualità e anche il marketing dei prodotti. Per incrementare le vendite abbiamo puntato sul design»

Artigianato trendy

Conferisce lustro ai produttori. Il commercio equo e solidale è una sorta di patto di ferro tra produttori, lavoratori e consumatori. Un’alleanza che influisce naturalmente sulla conoscenza dei processi e delle storie. Ogni cooperativa immessa nel circuito, che produca caffè, semi di girasole, thè o miele, ha una sua storia. Una di lotta alla povertà che val la pena conoscere. E i consumatori del fairtrade sono consumatori più consapevoli.

Milano è la città più equo solidale

La decisione che a Milano va la palma della città più fair l’ha presa l’Organizzazione Mondiale del Commercio Equo. (Wfto) Riunita a Rio de Janeiro per il consueto meeting internazionale. «Dopo 25 anni di impegno costante, qualche normale difficoltà e molte gioie condivise, siamo ora la maggiore organizzazione di commercio equo e solidale in Italia. Tra le principali a livello internazionale», commentano i soci di Ctm.

Un patto tra più alleati

Il Commercio Equo e Solidale è in effetti una partnership tra produttori, distributori e consumatori. Si basa su una maggiore equità nelle relazioni commerciali.

Il fondamento di tutto è che ai produttori dell’America Latina, dell’Asia o delle Filippine, ai consorzi di donne; alle Cooperative indigene che realizzano cestini, ricami, piatti, confezioni di caffè e spezie, si paga un prezzo equo e non uno al ribasso.

Equo, solidale e ad alto costo

Ecco perchè i prodotti del Fairtrade costano. Il pagamento di un prezzo dignitoso consente la «promozione della giustizia sociale; la costruzione di filiere trasparenti e tracciabili – scrivono i soci delle cooperative italiane.

– Favorisce uno sviluppo sostenibile per le comunità e per l’ambiente, . Promuove i diritti umani, garantisce condizioni di vita sicure e dignitose; offre opportunità di formazione finalizzate alla crescita sociale ed economica e rispetta la continuità delle relazioni commerciali. Elimina le intermediazioni speculative e sostiene progetti di autosviluppo».

I princìpi del Commercio Equo e Solidale e il codice di condotta delle organizzazioni

Sono stati definiti dalla World Fair Trade Organization e dall’Associazione Internazionale del Commercio Equo e Solidale, cui aderisce anche Ctm Altromercato.

Nel suo relazionarsi con i produttori Altromercato ha tradotto i princìpi di Wfto in un documento denominato “Fair Trade Partnership Agreement”. Condiviso e firmato da Altromercato e dal produttore. Quest’anno in Brasile c’erano naturalmente i rappresentanti di Ctm.

«Siamo molto lieti che Milano sia stata nominata capitale globale del commercio equo 2015. – ha dichiarato alle agenzie il sindaco della città, Giuliano Pisapia – un ruolo che sicuramente la città saprà interpretare al meglio. Scambi commerciali più equi, che riconoscano il giusto valore al lavoro svolto dai produttori di cibo e artigianato locale in tanti Paesi in via di sviluppo».

Altromercato distribuisce in prevalenza presso le botteghe associate (55%)

Il resto, come da statuto, soprattutto per l’alimentare, segue altri canali .Dalla pubblica amministrazione (mense comunali, ad esempio), fino a industrie straniere che richiedono alcune materie prime. Altromercato chiude il bilancio di esercizio in positivo; per quanto diverse botteghe siano in sofferenza.

L’effetto crisi è stato in qualche modo attenuato dalla ricerca. – qualità dei prodotti (in particolare biologici) che è stata premiata dall’aumento delle vendite.

 Un po’ di storia

La storia del commercio equo è lunga e tutta in ascesa. Dalla metà degli anni ’70 ad oggi le organizzazioni di Commercio Equo nel mondo iniziarono a incontrarsi in modo informale ogni due anni.

A metà degli anni ’80 c’era il desiderio di incontrarsi più formalmente. A fine decennio vennero fondate European Fair Trade Association, nel 1987, e Ifat che oggi è Wfto nel 1989.

Il manifesto del movimento italiano, che ruota intorno alla rete delle cooperative, è la Carta italiana dei Criteri del Commercio equo e solidale. Stilata nel 1999 dall’Agices che come associazione di categoria riunisce 92 organizzazioni no profit. (Botteghe del mondo e importatori). 269 punti vendita che arrivano a circa 350 sommando realtà consorziate sotto altre sigle.

In tutto il mondo si sono stabilite reti di associazioni, come i Fair Trade Forum in Asia e in Bangladesh, Fair Trade Group Nepal (Aftf); Co-operation for Fair Trade in Africa (Cofta), l’Association Latino Americana de Commercio Justo, Fair Trade Forum in Bangladesh; Fair Trade Group Nepal, Associated Partners for Fairer Trade Philippines, Fair Trade Forum India, Kenya Federation for Alternative Trade.

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