martedì 16 Aprile 2024
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Accuse di cancerogenicità al caffè: ecco che cosa sta succedendo in California

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MILANO – Un allarme, “Nuoce gravemente alla salute”, anche per il caffè, come sulle sigarette e il tabacco. Sì, perché questo avviso potrebbe presto essere impresso sulle tazze di caffè di catene, come Starbucks, sino all’ultima caffetteria. Per lo meno nello Stato della California. Che è il più ricco e importante degli Stati Uniti.

È una decisione che arriva dopo una sentenza che ha dato ragione ad una associazione no profit americana. Si tratta del Council for Education and Research on Toxics che da molto tempo sostiene che i tutti consumatori debbano essere avvertiti della potenziale cancerogenicità del caffè.

Ma vediamo gli esatti contorni della vicenda inquadrandoli in dettaglio anche nella legislazione dello Stato della California che è molto particolare.

Perché per meglio comprendere il provvedimento va spiegato che in California vige la cosiddetta Proposition 65 (nome completo: “California Safe Drinking Water and Toxic Enforcement Act”).

Proposition 65 warning in California
Proposition 65 warning in California

Ma andiamo con ordine. Secondo l’associazione no profit a rendere potenzialmente nociva la bevanda è la presenza di acrilammide. Come è noto la sostanza non è contenuta nel caffè, ma che ha origine nel processo di tostatura dei chicchi.

Ricerche sui topi hanno dimostrato che si tratta di una sostanza che provoca lo sviluppo di alcuni tumori.

Ma non è affatto chiaro se, e in quali quantità, la medesima sostanza possa nuocere anche all’uomo.

Al momento gli effetti cancerogeni dell’acrilammide sull’uomo sono tutti da dimostrare. Anche se il sito web del National Cancer Institute (Nci) americano che pubblica la relazione del National Toxicology Program sugli agenti cancerogeni ritiene che «l’acrilammide sia ragionevolmente considerabile cancerogeno per l’uomo».

Nel dubbio e in attesa di eventuali altre certezze l’associazione ha chiesto e ottenuto che i bevitori di caffè siano messi in guardia su quello che bevono.

La sentenza arriva tra mille polemiche e con l’opposizione dei rivenditori di caffè che sostengono che, al contrario il caffè, faccia parte di una corretta dieta. Visti i  numerosi benefici per la salute derivanti da un suo corretto consumo, confermati dalla scienza medica.

Allo stesso modo, i rivenditori di caffè sostengono che l’acrilammide, di fatto, si sprigiona ogni qualvolta si verifichi un processo ad alte temperature.

Ma c’è anche nel pane

Cosa che lo rende presente anche, per esempio, nelle patatine fritte e anche in pane e biscotti.

Starbucks non paga la multa, 7 Eleven e Gourmet Caffè sì

Ma torniamo al caffè e alla California. Alcune catene che lo smerciano (Yum Yum Donut Shops, 7-Eleven, Gloria Jean’s Gourmet Coffee) hanno di malavoglia accettato di pubblicare avvertimenti o di pagare multe. Starbucks invece si è rifiutata sino all’ultimo, convinta che le percentuali di acrilammide contenute nel suo caffè siano trascurabili, non certo meritevoli di un warning tanto devastante.

Va detto che in California un altro colosso ha già ceduto: il fast-food KFC, costretto aa avvertire i consumatori della presenza di acrilammide sulle patate fritte.

Resta il fatto che il caffè, una bevanda complessa che comprende centinaia di composti chimici tra i quali l’acrilammide ha un ruolo decisamente secondario, è stato considerato non cangerogeno meno di due anni fa dall’Oms. E questo dovrebbe rassicurarci molto di più di quanto possano preoccuparci delle (eventuali) scritte sulle tazze della California.

Che cosa dice esattamente la Proposition 65

Per meglio comprendere il provvedimento va spiegato che in California vige la c.d. Proposition 65 (nome completo: “California Safe Drinking Water and Toxic Enforcement Act”).

La legge è nata, per iniziativa popolare, nel 1986. L’intento originario era di proteggere le persone dalla presenza, nelle acque destinate al consumo umano e nelle loro fonti, di sostanze tossiche, mutagene e cancerogene.

Essa promuove la redazione di un elenco di sostanze ritenute pericolose. La lista, che viene periodicamente aggiornata, comprende attualmente oltre 800 sostanze. La sua versione più recente è scaricabile a questo link.

Per effetto di questa legge, qualsiasi azienda produttrice con più di 9 dipendenti, per immettere i propri prodotti in commercio ha un obbligo. Quello di valutare l’eventuale presenza di sostanze pericolose.

E deve darne evidenza al consumatore mediante l’apposizione, sul prodotto stesso, di appositi segnali di allarme.

La Proposition 65 infatti non vieta l’impiego di sostanze ritenute pericolose. Ma impone l’obbligo di informare adeguatamente il consumatore. In modo che lo stesso utente sia conscio dell’eventuale rischio a cui è sottoposto acquistando il bene in questione.

L’applicazione della normativa, la supervisione sulle sostanze pericolose e la redazione della lista avviene a cura di un ente statale californiano. Si tratta dellOffice of Environmental Health Hazard Assessment (Oehha).

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