giovedì 11 Aprile 2024
  • CIMBALI M2
  • Triestespresso

Caffeina killer silenzioso delle nostre prestazioni, lo scrive l’Huffington Post

Da leggere

Water and more
Demus Lab - Analisi, R&S, consulenza e formazione sul caffè

MILANO – Dopo tanti testi sui benefici del caffè e della caffeina, ecco una voce fuori dal coro. È quella dell’autorevole Huffington Post, che ha ripreso un contributo del dott. Travis Bradberry, originariamente pubblicato su HuffPostUsa, nel quale vengono sconfessate alcune delle tesi acquisite in letteratura.

Si citano, in particolare, gli effetti collaterali della caffeina e le conseguenze dell’astinenza da questo alcaloide.

Triestespresso

Un articolo volutamente polemico e provocatorio, che sembra tuttavia non tracciare un confine chiaro tra gli effetti associabili a un consumo moderato di caffeina e quelli imputabili a un’assunzione eccessiva e smodato.

Né tiene conto della diversa capacità di assorbimento della caffeina, che varia da persona a persona.

Lo proponiamo di seguito come spunto di riflessione e dibattito. Che cosa ne pensate?

Questa dritta per migliorare le vostre performance è il metodo più semplice e diretto che io abbia mai consigliato finora. Per molti, questo suggerimento potrebbe avere un effetto più duraturo di qualsiasi altra azione. Qual è il trucco? Ridurre il consumo di caffeina e, come può confermare qualsiasi consumatore, è più facile a dirsi che a farsi.

Per chi non lo sapesse, la capacità di gestire le emozioni e mantenere la calma sotto pressione è direttamente collegata alla performance. TalentSmart ha condotto ricerche su oltre un milione di persone, scoprendo che il 90% dei “top performer” presenta una spiccata intelligenza emotiva. Questi soggetti sono in grado di gestire le emozioni (anche in periodi di forte stress) per restare calmi e controllati.

Il buono (non è poi così buono)

Quasi tutti iniziano a consumare caffeina perché li fa sentire più svegli e migliora l’umore. Molti studi lasciano intendere che la caffeina migliori realmente le performance cognitive (memoria, soglia dell’attenzione ecc), nel breve periodo. Purtroppo, questi studi non prendono in considerazione le abitudini dei partecipanti legate all’assunzione di caffeina. Una nuova ricerca della John Hopkins Medical School mostra che il miglioramento della performance legato al consumo di caffeina è il risultato di un’inversione, di breve durata, degli effetti dell’astinenza da caffeina. Monitorando il consumo di caffeina dei partecipanti, i ricercatori della John Hopkins hanno scoperto che il miglioramento collegato alla caffeina non esiste senza astinenza. In nuce, dire basta alla caffeina riduce la performance cognitiva e presenta effetti negativi sull’umore. L’unico modo per tornare alla normalità è bere caffeina e, quando lo fai, senti di raggiungere nuovi picchi. In realtà, la caffeina riporterà la tua performance alla normalità solo per un breve periodo.

Il brutto: l’adrenalina.

La caffeina innesca il rilascio di adrenalina. L’adrenalina è alla base della risposta “Combatti o fuggi”, un meccanismo di sopravvivenza che ti costringe a resistere e combattere oppure darti alla fuga di fronte a una minaccia. Tale meccanismo aggira il pensiero razionale a favore di una reazione più immediata. Funziona alla grande quando sei inseguito da un orso, ma non quando devi rispondere a una mail un po’ scortese. Quando la caffeina manda cervello e corpo in questo stato di sovraeccitazione, le emozioni hanno la meglio sul comportamento razionale.

Irritabilità e ansia sono gli effetti emotivi più diffusi, ma l’alcaloide permette a tutte le emozioni di prendere il controllo.

Gli effetti negativi dell’eccesso di adrenalina generato dal consumo di caffeina non riguardano solo il comportamento. I ricercatori della Carnegie Mellon University hanno scoperto che grandi dosi di alcaloide fanno aumentare la pressione, stimolano il cuore e causano respiri corti e veloci che, come sa chi ha letto Emotional Intelligence 2.0, privano il cervello dell’ossigeno necessario a pensare in maniera lucida e razionale.

Il cattivo: il sonno

Quando si dorme, il cervello si ricarica nel vero senso della parola, scandagliando i ricordi della giornata per archiviarli o eliminarli (da qui hanno origine i sogni), così da permetterti di essere vigile e lucido al risveglio. L’autocontrollo, l’attenzione, la memoria e la velocità nell’elaborare informazioni si riducono quando non si dorme abbastanza (o nel modo giusto). Il cervello è davvero volubile quando c’è in ballo il sonno. Per garantire la sensazione di riposo, il cervello deve attraversare ed elaborare una serie di cicli. Si può agevolare questo processo e migliorare la qualità del sonno riducendo il consumo dell’alcaloide del caffè.

Ecco perché vorrai farlo: la caffeina ha un periodo di dimezzamento di sei ore, questo significa che impiega tutte le 24 ore per uscire dal corpo. Se ne bevi una tazza alle otto del mattino, dodici ore dopo avrai ancora il 25% di caffeina in circolazione. Tutto ciò che bevi dopo mezzogiorno eserciterà ancora il 50% del suo effetto quando sarà ora di andare a dormire. L’alcaloide presente nel flusso sanguigno (i cui effetti negativi aumentano con l’aumentare della dose), causa difficoltà ad addormentarsi.

Quando alla fine ti addormenti, il peggio deve ancora venire. L’alcaloide disturba il sonno riducendo la durata della fase REM, quella del sonno profondo durante la quale il corpo recupera ed elabora le emozioni. Quando la caffeina agisce sul sonno, ti risvegli con un handicap emotivo. Sarai istintivamente portato ad afferrare una tazza di caffè o un energy drink per cercare di sentirti meglio. L’alcaloide del caffè produce picchi di adrenalina, che ampliano ulteriormente l’handicap emotivo. Caffeina e mancanza di sonno ti fanno sentire stanco al pomeriggio, così ne consumi altra e, all’ora di andare a letto, ne avrai ancora di più in circolazione. Ben presto la caffeina avrà creato un circolo vizioso.

Astinenza

Come ogni altro stimolante, la caffeina causa dipendenza fisiologica e psicologica. Chi sceglie di diminuirne il consumo, dovrebbe farlo lentamente e sotto la guida di un professionista medico. I ricercatori della John Hopkins hanno scoperto che l’astinenza dall’alcaloide del caffè causa mal di testa, senso di spossatezza, sonnolenza e difficoltà a concentrarsi. In alcuni si riscontrano persino sintomi simil-influenzali, depressione e ansia dopo aver ridotto il consumo fino ad una tazzina al giorno. Pian piano, diminuire il dosaggio ogni giorno può ridurre di molto gli effetti dell’astinenza.

Travis Bradberry

CIMBALI M2
  • LF Repa
  • Dalla Corte

Ultime Notizie

  • TME Cialdy Evo
Carte Dozio
Mumac