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BRASILE – Cepea esclude una forte ripresa dei prezzi

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MILANO – Cepea getta acqua sul fuoco, di fronte alla parziale ripresa dei prezzi alla quale abbiamo assistito questa settimana, con New York vicina ai massimi degli ultimi 2 mesi e Londra in rialzo di quasi il 20% rispetto ai minimi di novembre.

Secondo l’autorevole istituto di studi avanzati in economia applicata dell’Università di San Paolo “l’elevata offerta mondiale, sufficiente a generare anche quest’anno un surplus produttivo” potrebbe far scendere di nuovo i prezzi.

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Le scorte mondiali raggiungeranno i 36,3 milioni di sacchi – osserva ancora Cepea, citando i dati della recente circolare semestrale di Usda sulla produzione e il commercio del caffè – toccando i loro massimi dal 2008/09, anno in cui le quotazioni dei future sugli arabica di New York si avvicinarono, allo stesso modo, ai 100 centesimi per libbra.

È significativo che queste considerazioni giungano da un’istituzione accademica brasiliana e lo è ancora di più che Cepea citi il report del minagricoltura americano, le cui cifre sono tradizionalmente superiori (e di molto) a quelle ufficiali di Conab.

Le aspettative ribassiste sono d’altronde condivise da vari autorevoli player di mercato.

Macquarie Group reputa probabile per il prossimo anno un trend ribassista, con gli arabica in area 90 centesimi.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Rabobank, che prevede, sempre per gli arabica, una media dei prezzi attorno ai 90 centesimi per libbra nel trimestre luglio-settembre.

Secondo il gruppo bancario olandese, Londra ai attesterà, nello stesso periodo, sui 1.400 dollari per tonnellata, a livelli mai raggiunti da giugno 2010.

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Il calo dei prezzi si fa intanto sentire creando seri problemi di redditività a buona parte dei produttori.

Un recente studio della Confederazione brasiliana dell’agricoltura e dell’allevamento (Cna) e dell’Università di Lavras, compiuto in alcune aree del Minas Gerais, indica infatti che soltanto le aziende totalmente meccanizzate, con un costo/sacco di 261,36 reais, riescono a ottenere margini accettabili.

Già nelle aziende semi meccanizzate, tale costo sale a 342,91 reais, a fronte di un prezzo medio pagato al produttore di 276,86 reais.

Nelle aziende che si affidano al solo lavoro manuale, i costi raggiungono addirittura i 388,58 reais per sacco e possono essere dunque coperti soltanto con produzioni di alta qualità, in grado di ottenere differenziali significativi sui prezzi standard.

Brasilia potrebbe varare un piano da un miliardo di reais (312 milioni di euro) per finanziare la diversificazione produttiva, attraverso l’introduzione di colture alternative o il passaggio all’allevamento. Come ha chiarito il responsabile per il settore del caffè presso il ministero dell’agricoltura Janio Zeferino da Silva, lo scopo non è quello di tagliare la produzione.

“Vogliamo che i coltivatori producano gli stessi volumi attuali in superfici più ristrette, accrescendo le rese unitarie, in modo da liberare spazio per introdurre nuove attività nelle loro aziende incrementando e diversificando le fonti di entrate” ha spiegato Da Silva in un’intervista aggiungendo che il piano abbraccerebbe una superficie totale di circa un milione di ettari.

Lo stesso Da Silva ha annunciato che la quantità di caffè che il governo acquisterà nella prossima campagna caffearia, attraverso le aste, potrebbe passare dai 3 milioni di quest’anno a 5 milioni di sacchi.

Conab diffonderà quest’oggi (20/12) la quarta stima (pressoché definitiva) sul raccolto brasiliano 2013/14. Le cifre e il commento dei nostri esperti saranno disponibili da lunedì mattina sul portale.

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