giovedì 18 Aprile 2024
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Bere caffè è un atto agricolo: ecco cosa hanno detto nel dibattito online (70 iscritti)

Tutto è nato da un’idea di Andrea Cremone, barista e titolare di Tazze Pazze a Genova, oltre che trainer autorizzato Sca, che ha concepito il formato del webinar e pensato di devolvere il ricavato in beneficienza (ben 1.500 euro), in questo caso alla Fondazione Etea che in Honduras si occupa di progetti a sostegno di donne vittime di violenze di genere

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MILANO – Bere caffè è un atto agricolo. È forse questa la sintesi del lungo e interessante webinar di approfondimento “Il lungo viaggio del caffè dalla pianta alla tazzina” svoltosi ieri con un panel di 7 caffesperti e ben 70 partecipanti. Una frase semplice ma che riconnette con l’essenza del caffè, troppo spesso dimenticata: una pianta prima di tutto, anzi a ben guardare il nocciolo del frutto e il seme; il faticoso frutto della terra coltivato da uomini e donne spesso in precarie condizioni lavorative e sociali.

Ma anche materia prima esportata ancora quasi esclusivamente secondo le logiche di mercato stabilite nelle Borse di New York e Londra; merce trasformata nei Paesi di consumo prima con la tostatura e poi con l’estrazione, al bar, al ristorante, a casa.

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Con vari metodi, alcuni famosissimi (espresso e moka), altri (il caffè filtro) che varrebbe la pena di sperimentare; bevanda preziosa, dall’eccezionale “flavore”. Troppo spesso assunta distrattamente per le sue proprietà energizzanti, prendendo “per buono” ciò che non lo è.

Insomma, il vero prodotto – forse davvero troppo sottovalutato – di una lunga filiera agricola, tanto famoso quanto poco conosciuto.

Bere un caffè è un atto agricolo: un viaggio virtuale

Davvero un bel modo di sfruttare la permanenza forzata di questi giorni per diffondere cultura sul caffè di qualità. E che ha convinto e appassionato la numerosa platea virtuale, attentissima e interattiva fin da subito (si potevano sottoporre i propri quesiti man mano che i caffesperti parlavano), decine le domande raccolte. Tanto che non c’è stato il tempo di rispondere a tutte e poter interagire con tutti gli intervenuti.

Grande soddisfazione dei partecipanti e degli organizzatori, che stanno già pensando a organizzare la seconda puntata. Tutto è nato da un’idea di Andrea Cremone, barista e titolare di Tazze Pazze a Genova, oltre che trainer autorizzato Sca, che ha concepito il formato del webinar e pensato di devolvere il ricavato in beneficienza (ben 1.500 euro), in questo caso alla Fondazione Etea che in Honduras si occupa di progetti a sostegno di donne vittime di violenze di genere.

Bere un caffè è un atto agricolo: immediata la risposta dei sei colleghi, diversi per formazione ma uniti dalla stessa passione per la divulgazione sul caffè di qualità

Gli stessi che hanno organizzato un avvicinamento alla materia davvero esaustivo e coinvolgente. Fondamentale anche l’apporto organizzativo di bfarm, neonata start up che si occupa di progetti innovativi nel mondo del caffè. La risposta del pubblico non si è fatta attendere quindi non resta che dare appuntamento alla prossima puntata.

Le dichiarazioni degli organizzatori

Michela Accerenzi su Bere un caffè è un atto agricolo: È stato molto bello per me poter condividere la mia passione per il caffè e la giustizia sociale con oltre 70 persone. Sono convinta che sia fondamentale capire e superare le discriminazioni di genere se vogliamo creare una società più giusta. Basti pensare che, d’accordo a dati della Fao garantendo alle donne lo stesso accesso e controllo alle risorse che gli uomini, si potrebbe aumentare la produzione di caffè più del 20%, riducendo la quantità di persone che soffrono la fame di circa il 15%. Stiamo parlando di più di 100 milioni di persone.

Finalmente, ringrazio, a nome di Fundación Etea, chi ha partecipato per il contributo dato in favore di donne vittime di violenze di genere. Durante questo periodo di emergenza dovuto al coronavirus, sono aumentate queste in numero ed hanno meno accesso a risorse, per cui destineremo il ricavato di questo webinar a dare una risposta alle loro necessità.

Massimo Barnabà su Bere un caffè è un atto agricolo

È stato un momento di contaminazione, perché di queste contaminazioni abbiamo un gran bisogno. Professionisti diversi, che ogni giorno parlano linguaggi diversi con persone diverse: siamo stati tutti uniti nel parlare del nostro amore per il caffè e per quello che è la sua filiera, dalla pianta alla tazzina e al locale dove la si consuma. Credo che questa passione, e spero anche la competenza, siano emerse e state trasmesse durante le due ore trascorse assieme. E’ emerso quanto complesso sia il mondo del caffè e la specificità di figure che sono richieste per portare valore nella filiera. Il pubblico spero abbia apprezzato il nostro sforzo di condensare in pochi minuti anni di lavoro, ognuno nel proprio settore: mi auguro ci possano essere altre occasioni per arrivare a una platea ancora più ampia di amanti del caffè, professionisti e appassionati.

Sandro Bonacchi: Ero già molto felice per la sola opportunità creatasi, ma adesso, visti gli ottimi risultati, lo sono ancora di più di aver accolto l’idea, partita dall’amico e trainer Andrea Cremone abbracciata poi da tutti i colleghi presenti, di dedicare questa formazione ad un pubblico eterogeneo che si è presentato numeroso e che per questo ci ha concesso di donare un’importante somma alla Fondazione Etea.

Nell’ambito del mio intervento, è stato “l’atto agricolo della consumazione del caffè” a fare da filo conduttore

Parlando dell’Assaggio del caffè dal punto di vista del professionista, con un particolare accento sui nostri sensi ed il dovere che abbiamo di ritornare ad uno uso consapevole degli stessi, questo per comprendere meglio la tazzina di caffè o più semplicemente le differenze fra un caffè ed un altro. Per capire quindi di ciò che ci piace o non ci piace, il perché.

Insomma l’importanza di concedersi un momento di pausa che non sia solo un rito o della caffeina da assumere ma un vero e proprio attimo di piacere. Per questo l’introduzione del concetto di Flavore, neologismo apparso per la prima volta nel libro Zero caffè. Saggio scritto con il collega Andrej Godina, per far si che il messaggio di ciò che beviamo e la comprensione della tazza siano facilitate e alla portata di tutti, e quindi il Flavore non è solo una parola ma una definizione ed un concetto che racchiude in se la descrizione gustativa, retrolfattiva e tattile di ciò che proviamo nel momento dell’assaggio.

Insomma due ore e mezza di passione condivisa con ascoltatori attenti e che attraverso le loro domande ci rendono sempre più motivati nello spingere in questa direzione ovvero nella strada della formazione ed informazione professionale, ergo una condivisione di competenze e valori veri partendo dal rimettere al centro l’uomo e le donne che lavorano lungo tutta la filiera fino al diritto del consumatore di conoscere e capire, e per questo godere, della tazzina di caffè.

Andrea Cremone su Bere un caffè è un atto agricolo

La prima esperienza di webinar sulla filiera del caffè secondo me, Andrea Cremone è stata molto positiva e stimolante per il partecipante, nel mio caso ho avuto molto piacere nel trovare domande inerenti alla filiera qualitativa e sostenibile e anche all’ interesse tecnico sulle estrazioni Brewing che io presentavo. Per i baristi e le caffetterie sicuramente la scelta di offrire un caffè buono e di comunicarlo al meglio al consumatore può essere un’ottima strategia per la sopravvivenza e anche levatura del proprio locale di somministrazione. Contentissimo di aver aiutato la Fondazione Etea grazie al numero di partecipazioni.

Parla Andej Godina

Andrej Godina su Bere un caffè è un atto agricolo: In questo periodo di grande difficoltà, sia per i paesi produttori di caffè che per i paesi consumatori, credo sia stato importante offrire a un pubblico eterogeneo fatto di appassionati, baristi e torrefattori un corso di formazione gestito a più mani, da 7 caffesperti, con i quali abbiamo ripercorso tutte le tappe più importanti della filiera di produzione. Credo che sia una delle primissime volte che la formazione sul caffè e la sensibilizzazione al tema della violenza di genere è raccontata on line e offerta al pubblico.

Durante il webinar sono state tantissime le domande che i partecipanti hanno posto ai relatori e che hanno riguardato aspetti tecnici della filiera, dalla gestione delle piantagioni e dei metodi di lavorazione alla situazione attuale di grave difficoltà dovuta alla pandemia, dal processo di tostatura alla preparazione in espresso, dall’estrazione del caffè con i metodi brewing alla degustazione in tazza e alla spiegazione del termine flavore. Sono convinto che continuare su questa strada sia di fondamentale importanza e l’utilizzo di piattaforme webinar per la formazione sul caffè imprescindibile.

Massimiliano Marchesi con Bere un caffè è un atto agricolo

Questo webinar è stata l’occasione per sfruttare la permanenza in casa forzata di molti italiani e diffondere cultura sul caffè di qualità. Il caffè è una bevanda estremamente diffusa in Italia, ma paradossalmente i consumatori non ne conoscono le origini, le caratteristiche di qualità, i passi della filiera con cui si produce e non sono abituati a fare richieste quando lo ordinano. In particolare nel mio intervento ho sottolineato come possa essere difficile abituare il consumatore italiano ad apprezzare i caffè Specialty, che spesso hanno un profilo che si discosta parecchio dai caffè che sono abituati a bere nella loro esperienza quotidiana. Sono molto felice che questa occasione abbia contribuito con il suo ricavato a sostenere la causa di Fundaciòn Etea che combatte la violenza di genere nelle piantagioni di caffè in Honduras.

Alberto Polojac: È stato un momento di condivisione importante

Assieme a un gruppo di esperti che rivestono in maniera diversa un ruolo fondamentale all’interno della filiera, tanto frammentatata nella sua composizione, quanto unita nel suo intento: condividere la conoscenza per fare crescere e dare dignità non solo al prodotto caffè ma all’intero comparto. In particolare il suo anello più debole ovvero quello della produzione della materia prima. Mi auguro che occasioni come questa si possano ripetere in futuro e vedere un coinvolgimento sempre maggiore da parte di tutti.

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