BARI – Caffè di lusso all’ospedale Di Venere. I distributori automatici dell’ospedale barese, diventati come “l’acqua nel deserto” dopo la chiusura del bar esterno, inagibile, e del Cral aziendale, abusivo, sono già un caso.

Fra pazienti e parenti ma anche medici e infermieri, è scoppiata la protesta per i prezzi troppo alti (almeno del 30%) di snack e bevante: 70 centesimi il caffè, 60 centesimi una bottiglietta d’acqua, 1.10 euro per il tè, 1.30 gingseng.

Prezzi così alti che che qualcuno ha collegato gli ultimi due episodi vandalici, la moneta con la colla e la polvere sul display, all’eccessivo costo del caffè.

La Direzione Generale del nosocomio e la ditta che ha vinto la gara d’appalto stanno provando ad abbassare le pretese, almeno per i dipendenti, ai quali sarà distribuita una chiavetta.

Tuttavia non si può fare molto: infatti i prezzi non vengono stabiliti dall’azienda vincitrice ma da un listino-base previsto dal bando, ricavato da una media di mercato. Da qui spiegata la differenza fra ospedale e ospedale

Ma il caffè non costa così tanto in tutto il Di Venere. Nei reparti di Nefrologia e alla Banca del Sangue, infatti, ci sono altre macchinette in cui il listino prezzi è più economico. Il caffè qui costa 40 centesimi e sono disponibili anche snack e bevande fresche.

Questi , però, sono riservati ai pazienti e, al massimo, ai loro accompagnatori, che ne possono usufruire grazie a una chiavetta prepagata dall’Amministrazione dell’ospedale. È prassi infatti che, al donatore di sangue o al dializzato, venga offerto caffè o tè o uno snack.

Abbiamo provato ad acquistare anche noi un caffè a 40 centesimi dal reparto di Nefrologia. Scoprendo, a differenza delle voci che circolano nei corridoi del Di Venere, che non è affatto facile.

La richiesta di un piccolo distributore automatico nascono dal primario del reparto e sono attive da una decina di giorni. Richiesta avanzata dopo le lamentele pervenute dai pazienti, una ventina al mattino e una ventina al pomeriggio. Tutti costretti ad accontentarsi del caffè freddo proveniente dalle cucine.

Nessuna “concorrenza” quindi per l’impresa che adesso gestisce le macchinette. Ma che a ottobre gestirà anche il bar esterno con annessa tavola calda. Né per il bar esterno che dovrebbe aprire, o almeno si spera, il prossimo ottobre.

Ricordiamo che l’immobile che ospiterà il bar, seppur con una nuova gestione, non solo è senza agibilità, almeno per ora. Ma parrebbe non essere neppure accatastato. Pur svolgendosi al suo interno attività ospedaliere.

Un’altra situazione controversa è quella dell’edicola al primo piano e sopra il Pronto Soccorso. Secondo quanto abbiamo appreso non ci sarebbe l’autorizzazione formale di quella zona di fronte all’ex Cral.

Concorrenza sleale ma solo a livello burocratico

In questo caso, quindi, la concorrenza sarebbe sleale, a livello burocratico ma non formale. In considerazione del fatto che un’edicola, non sono quella del Di Venere, può per legge vendere generi di monopolio, lotterie, pastigliaggi, bevande preconfezionate ad esclusione di latte e derivati.

I nodi da sciogliere al Di Venere sono ancora tanti, ma almeno adesso nessuno rimarrà senza acqua.