giovedì 18 Aprile 2024
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Andrea Illy: “Tra etica e cambiamenti climatici, è in arrivo la rivoluzione del caffè”

Il caffè è una delle tra le coltivazioni più influenzate dalle condizioni atmosferiche, secondo il Foreign Agricultural Service del Dipartimento dell’agricoltura statunitense. Ecco come si possono affrontare gli scenari dei cambiamenti climatici attraverso la ricerca, la sostenibilità e l'etica

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di Simone Molteni*
Il cambiamento climatico è stato identificato come il fattore principale di epidemie come quella della ruggine bruna, una malattia che sta interessando più del 50 per cento delle coltivazioni di caffè in America Centrale e circa il 30-40 per cento in Sudamerica. Ne parliamo in un’intervista con Andrea Illy.

Come affrontate queste emergenze e questi scenari futuri?
Anche il caffè è afflitto dai cambiamenti climatici, per cui le piantagioni sono colpite da ondate di calore, piuttosto che siccità o iperpiovosità. Le conseguenze sono molteplici e cerchiamo di affrontare le crisi man mano che si presentano. Anche in questo caso la chiave è la ricerca e la conoscenza. L’Università del Caffè studia come migliorare le pratiche agronomiche e ogni anno il nostro team di esperti organizza un centinaio di visite alle piantagioni per analizzare le situazioni specifiche e, di volta in volta, decidere le azioni da mettere in atto entro i limiti della fattibilità. Già in passato sono state individuate delle soluzioni che hanno portato miglioramenti e cambiamenti significativi.

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Oltre al riscaldamento globale, quali altre sfide dovranno affrontare i coltivatori di caffè nel prossimo futuro?
Quello che dobbiamo cercare fare è cercare soluzioni sempre più sostenibili, quindi buone pratiche agronomiche, metodi di coltivazione sempre meno dipendenti dall’acqua e, ovviamente, che permettano di aumentare i rendimenti per non andare a deforestare. illycaffe è stata creata a partire da un sogno, che è quello di fare il caffe migliore che esista: per raggiungere questo obiettivo bisogna avere a disposizione i chicchi migliori che esistano.

A un certo punto, dopo l’abrogazione dell’accordo internazionale del caffè nel 1989, i prezzi erano crollati talmente in basso che i produttori non facevano più qualità ed era andato in tilt il sistema. O decidevamo di chiudere i battenti o di sviluppare un nuovo canale di approvvigionamento ed è quello che abbiamo fatto.

Ora seguiamo la filiera fin dall’inizio, dai campi e le piantagioni fino al prodotto finito, e siamo gli unici al mondo ad aver inaugurato un Master in Coffee Economy and Science.

Quali innovazioni vedremo nel mondo del caffè nei prossimi anni?
Da questo secolo bisognerà reinventare tutto, dalle nuove qualità ai nuovi siti di produzione, perché le stime dicono che, da qui alla fine del secolo, fino al 50 per cento delle terre coltivabili a caffè non saranno più tali e ci troveremo di fronte a un grosso problema. Negli ultimi 20 anni il tasso medio di crescita del consumo di caffè è aumentato dell’ 1,6 per cento e la produzione, secondo le previsioni, dovrà quadruplicare per rispondere alle richieste del mercato, ma, con la metà dei terreni coltivabili a disposizione.

Cosa accadrà?
Che il caffè seguirà lo stesso percorso che ha fatto il vino: il consumatore sarà sempre più attento alla qualità, alle terre di origine, alle varietà coltivate, all’eccellenza del prodotto, alla valorizzazione del territorio. Mi aspetto che ci sia un continuo miglioramento dei tre pilastri fondamentali del processo di produzione, che comprendono la trasformazione (in particolare la fase della tostatura), il confezionamento e la preparazione. La parte di processo che può riservare le migliori sorprese credo sia quella della trasformazione: ci saranno ulteriori innovazioni nelle tecniche per differenziare e personalizzare la bevanda e renderla sempre più “affidabile” e meno dipendente dalla mano dell’operatore. Con il contributo dell’elettronica e della digitalizzazione si va verso una personalizzazione della bevanda sempre maggiore. Per quanto riguarda il packaging bisognerà dare una risposta al più presto alle richieste di sostenibilità, pensando all’economia circolare: l’obiettivo è non buttare via nulla e rimettere tutto in circolo.

 

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