giovedì 18 Aprile 2024
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Maestri dell’espresso junior: parla Alice Gennari, la docente che ha sfornato più finalisti

"Io non punto mai agli studenti più bravi, ma a quelli più motivati. Ripeto tante volte con loro e dedico ore agli allenamenti, al fine di creare tutte le condizioni ideali per preparare l'allievo alla competizione. " Le parole della docente Alice Gennari

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TRIESTE – Dietro i nuovi talenti espressi dal concorso e dalla finale di Maestri dell’espresso junior c’è un lavoro di formazione importante. Di questo, abbiamo discusso con una delle docenti presenti, quella che nel tempo ha sfornato più finalisti: Alice Gennari. La docente di sala e bar presso l’Ipssart “Barnelli Cingoli”.

Alice Gennari, la treghettatrice dei professionisti del domani

La caratteristica di Alice Gennari infatti, sembra essere quella di valorizzare le potenzialità dei suoi studenti. Altre volte ha portato alla finale di Trieste e di Milano, i ragazzi che si sono formati sotto la sua ala.

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Qual è il suo segreto?

“La realtà da cui ho cominciato è Riccione. Quando ero lì ho scoperto il concordo di illy e Cimbali. Ormai questo è un concorso a cui tengo particolarmente, innanzitutto perché è una gara molto seria.

Posso sempre contare sulla professionalità dei giudici che, ancor prima di decretare un vincitore, si sono occupati della didattica con noi docenti. ”

Ultimamente le sfide organizzate da Istituti alberghieri e torrefazioni, si sono moltiplicate. Cosa ne pensa?

“Prima esistevano solo concorsi che interessavano la sala e l’enologia. Ora c’è una riscoperta del mondo del caffè. Quindi, questi concorsi promossi da torrefattori o aziende di macchine professionali, sono di certo positivi per i ragazzi.

Qualsiasi sia l’iniziativa proposta, noi docenti possiamo solo esser contenti. Perché sono tutte occasioni per i nostri studenti.”

Il problema delle attrezzature negli Istituti alberghieri: com’ è la situazione in Italia?

“Gli Istituti alberghieri soffrono molto della mancanza delle attrezzature adeguata, per colpa di una mancanza di finanziamenti. I macchinari che abbiamo all’interno delle strutture, sono obsoleti.”

Per quanto riguarda il monte ore: spesso si sente espressa dagli stessi studenti, l’esigenza di una lezione che duri un’ora.

Tuttavia, la manutenzione della macchina richiede l’ausilio di una figura specializzata, che di solito non c’è. Allora il problema si risolve eliminando del tutto la lezione.

“Il nostro Istituto non ha questo tipo di problema. Per cui, se il macchinario non funziona, vediamo di sfruttare questa condizione a nostro favore.

Per esempio dedicando la lezione stessa, ad imparare i metodi eventuali per ridar vita allo strumento da utilizzare.”

Eppure le risulta che esistano delle realtà in cui, far saltare la lezione per un difetto degli strumenti, è una pratica consueta?

“Io credo che la gestione di queste situazioni critiche, sia nelle mani del docente. Per cui, a seconda della professionalità dell’insegnante, il problema verrà affrontato in modo differente.

Infatti, è possibile condurre comunque la lezione, nonostante i macchinari obsoleti o difettosi. Perché, realisticamente, è raro avere a disposizione strumenti al top di gamma.

Ma questa non può essere una giustificazione per sospendere il processo didattico. Bisogna sapersi adattare e insegnarlo ai ragazzi.”

Le sue continue presenze in finale, dipendono dalla sua bravura come talent scout, oppure seleziona solo dei portenti?

“Io non punto mai agli studenti più bravi, ma a quelli più motivati. Ripeto tante volte con loro e dedico ore agli allenamenti, al fine di creare tutte le condizioni ideali per preparare l’allievo alla competizione.”

E gli studenti cosa dicono di questo suo metodo che punta più sulla motivazione che sulla tecnica?

“Alcuni lo comprendono. I più bravi, invece ne risentono un po’. Però anche loro, devono capire che la motivazione è un potente stimolo per esser presenti in maniera competitiva in questi contesti. ”

La professione barista non è più un ripiego, ora che la situazione sta mutando nel mondo del lavoro

E’ vero, oppure anche i suoi studenti pensano a questo mestiere come ad uno di ripiego?

“Noi tentiamo sempre di immettere nel mondo del lavoro delle persone formate. Ovvero il motore principale dietro ad un’attività che funziona. Putroppo noi, come Istituti e docenti, non sempre abbiamo a disposizione tutti gli strumenti necessari per formare dei professionisti di successo.”

Quindi si torna alla necessità di maggiori investimenti. Ma da chi dovrebbero arrivare?

“Sicuramente il Ministero dovrebbe darci la possibilità di lavorare in maniera adeguata. Dovrebbe investire nelle nostre strutture per renderle idonee ad una didattica il più possibile efficiente.”

Esistono dei problemi anche per quanto riguarda i docenti. Nello specifico, all’interno del settore di sala e bar, quali sono le maggiori difficoltà?

“All’interno delle scuole, i problemi sono ovunque. Prendo spunto dalla mia esperienza professionale: ho lavorato per 14 anni e sono stata precaria per 13 di questi.

Insegno da sempre all’interno dello stesso Istituto e in questo, sono stata piuttosto fortunata. Però è altrettanto vero che non siamo particolarmente tutelati.

Di conseguenza, queste premesse sono un ostacolo nella ricerca di nuovi docenti e personale competente.”

La preparazione scolastica è sufficiente per formare un barista competente?

“No. Questo perché non si hanno a disposizione il monte ore necessario per farlo. In più, il numero dei ragazzi che compongono le classi è in costante aumento.

Anche questo fatto, diminuisce le probabilità che come docenti possiamo dedicarci in maniera efficiente alle singole specificità dei ragazzi.

Quindi, quello che riusciamo ad offrire è più che altro una formazione di base. Io consiglio poi di integrare alla nostra proposta didattica, dei corsi esterni. ”

I suoi suggerimenti agli studenti per la loro prospettiva di formazione

“Devono mantenere alta la motivazione e continuare ad aggiornarsi. Le esperienze devono essere diversificate. Noi siamo un Istituto nell’entroterra: per cui i ragazzi spesso soffrono di una chiusura mentale che poi è un ostacolo all’apertura verso nuove esperienze.”

C’è uno sfruttamento di questi ragazzi con l’iniziativa dell’alternanza scuola-lavoro?

“Io penso che sia in ogni caso importante sfruttare qualsiasi opportunità di lavoro. Quindi lavorare in condizioni non ideali, può funzionare per un tempo limitato.

Perché, soprattutto in questo mestiere, acquisire una maggiore esperienza è essenziale. L’importante è che non sia una condizione prolungata.”

Quindi l’organizzazione attuale pensa che funzioni?

“Sì, perché comunque penso che questi due anni di alternanza scuola-lavoro sia stata un’opportunità per vedere strutture differenti. 

Il solo problema del bar è l’alloggio: non viene fornito agli studenti, che solitamente sono costretti a trovare da soli una soluzione. ”

 

 

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