domenica 14 Aprile 2024
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Starbucks Vs Nespresso

In occasione dell’assemblea generale annuale, il ceo Howard Schultz annuncia il lancio di una linea di capsule a marchio Starbucks compatibili con il sistema Nespresso e conferma l’ormai prossimo sbarco in Italia

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MILANO – Incredibile Starbucks. Vuole vendere l’espresso agli italiani, il tè ai cinesi e le capsule compatibili Nespresso ai francesi. Convincere gli americani ad andare a votare e gli inglesi a rinunciare ai bicchieri di carta.

E ancora, eliminare lodevolmente gli sprechi alimentari delle proprie caffetterie statunitensi regalando l’intero invenduto quotidiano alle organizzazioni del terzo settore.

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Queste alcune delle novità annunciate nel corso dell’assemblea generale annuale, che ha riunito mercoledì a Seattle 2.800 azionisti.

Un’adunanza societaria che si è trasformata quasi in un keynote event, sul genere dell’evento Apple andato in scena a Cupertino il lunedì prima.

Cominciamo dalla novità che ci interessa più da vicino. Howard Schultz (nella foto) ha confermato anche davanti agli azionisti l’ormai prossimo sbarco in Italia, che avverrà nel primo trimestre 2017. A Milano il primo locale. Seguiranno probabilmente Verona e Venezia.

Ma le grandi sfide in terra inesplorata non si esauriscono qui. Starbucks ha annunciato infatti il lancio di una linea di capsule compatibili con il sistema Nespresso in Europa.

La commercializzazione avverrà inizialmente in Francia e Regno Unito.

Una sfida frontale tanto a Nestlé quanto alla neonata Jde, leader del ricco segmento d’oltralpe del porzionato compatibile (valore stimato: 200 milioni di euro), con il marchio L’Or.

Starbucks è sempre più sinonimo anche di tè, oltre che di caffè, con il marchio Teavana – acquisito a fine 2012.

L’anno scorso, le vendite di tè sono cresciute del 17% in nord America.

Forte del risultato – ha spiegato il direttore operativo Kevin Johnson – Starbucks ha deciso di lanciare Teavana anche in area Emea e in estremo oriente.

Compresa la Cina, dove la catena americana è presenta da 17 anni, con 2.000 caffetterie in un centinaio di città e l’ambizione di tagliare il traguardo dei 3.500 locali entro fine decennio.

Conquistare quote del mercato cinese non sarà naturalmente un’impresa facile.

I trend recenti hanno visto una forte migrazione dei consumatori verso prodotti come il bubble milk tea, una specie di frullato con una base di tè.

Starbucks ha cercato di competere con i latte al tè verde mixati con uva passa e succo di lampone.

Altre catene – come Kfc – hanno puntato al target salutista, lanciando, ad esempio, le tisane alle erbe.

Teavana verrà lanciata entro l’anno anche in Regno Unito, Francia e Germania, ha dichiarato ancora Johnson.

Guerra agli sprechi

Dopo Tesco anche Starbucks si unisce alla battaglia contro gli sprechi alimentari e annuncia che i 7.600 punti vendita degli Stati Uniti regaleranno il cibo invenduto attraverso il programma FoodShare in collaborazione con Feeding America e Food Donation Connection (Fdc).

“Nessuno dovrebbe andare a letto affamato. Non va bene” dice Teva Sakima, una dipendente della catena di caffetterie citata nel comunicato di lancio dell’iniziativa: “Ricordo quando la mia famiglia faticava e mettere insieme i pasti. Sono situazioni che non si dimenticano”.

Secondo Feeding America, negli Stati Uniti ci sono quasi 50 milioni di persone che soffrono la fame. Un dramma cui Starbucks sogna di mettere la parola fine entro il 2021 attraverso il recupero della totalità del cibo fresco invenduto: il piano iniziale prevede di arrivare a fornire almeno 5 milioni di pasti a famiglie bisognose entro il primo anno.

D’altra parte la macchina delle caffetterie Usa è già rodata: dal 2010 il gruppo collabora con Fdc che raccoglie i dolci che non possono più essere venduti nei negozi. Adesso aggiungere anche i pasti freschi.

Poco tempo fa la catena di supermercati inglesi, Tesco, ha annunciato che donerà tutto il cibo invenduto ad associazioni caritatevoli. Una decisione dettata anche dalla crescita attenzione popolare al tema.

Basti pensare alla chef catalana Ada Parellada che ha presentato un menù con ingredienti destinati al macero o al fatto che diversi paesi europei stiano varando norme che mettono fuorilegge lo spreco: in Francia i grandi supermercati dovranno stipulare accordi con le organizzazioni del terzo settore per distribuire il cibo avanzato, mentre i ristoranti dovranno dare ai clienti gli avanzi delle loro cene.

Una legge simile è stata approvata anche in Italia e rende più facile donare un emergenza dettata anche dal fatto che ogni anno finiscono nel cassonetto 13 miliardi di euro sotto forma di avanzi.

Niente carta, siamo inglesi

Dal Regno Unito partirà invece un progetto pilota per combattere lo spreco di carta e l’eccessiva produzione di rifiuti.

Starbucks farà 50 centesimi di sconto a chi, assieme ai soldi, porgerà al personale anche la propria mug da riempire evitando così l’uso del classico bicchierone di carta.

Si spera, in questo modo, di ridurre drasticamente la quantità di bicchieri di carta da smaltire.

L’iniziativa verrà sperimentata per due mesi. Se i risultati saranno soddisfacenti verrà allargata ed estesa nel tempo.

La proposta giunge a seguito di una campagna ecologista, che ha denunciato l’impatto ambientale dei sette milioni di bicchieri di carta gettati ogni giorno in Gran Bretagna.

Solo un bicchiere di carta su 4, secondo il servizio britannico di riciclaggio Simply Cups, verrebbe infatti recuperato.

Inizialmente si era ipotizzata perfino l’introduzione di una tassa sulle tazze di caffè usa e getta, da trattare alla stregua di un inquinante sacchetto di plastica. Ma il governo ha escluso questa misura, almeno per il momento.

TurboVote Challenge

Sempre grande infine l’attenzione ai valori etici. Con l’adesione al Sustainable Coffee Challenge, Starbucks continuerà a sostenere l’iniziativa che punta a fare del caffè il primo prodotto agricolo al 100% sostenibile.

Prosegue inoltre progetto One Tree for Every Bag, che distribuirà 20 milioni di piantine di varietà resistenti alla ruggine del caffè in America centrale.

Forte anche l’impegno civico con il sostegno al TurboVote Challenge.

L’iniziativa, in concorso con la onlus Democracy Work e numerosi partner pubblici e privati, punta a raggiungere entro il 2020 negli Stati Uniti una percentuale di partecipazione al voto dell’80% degli aventi diritto, attraverso campagne diffuse di sensibilizzazione.

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