giovedì 18 Aprile 2024
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MAURIZIO GIULI SULLE RIFLESSIONI DI MANUEL TERZI – Caffè Italiano malato grave. Unica ricetta: la qualità

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di MAURIZIO GIULI* (FOTO)

Ho letto con interesse l’analisi di Manuel Terzi pubblicata su questa testata venerdì scorso. La trovo interessante perché sollecita riflessioni utili a comprendere come il nostro sistema caffè espresso può affrontare le sfide che lo attende. La sua lettura mi ha sollevato alcuni interrogativi che vorrei palesare, spero a beneficio di tutti gli operatori.

Maurizio Giuli: la sua opinione

Di essa condivido diversi passaggi. Come quello in cui evidenzia la difficoltà, anche in termini economici, di sostenere un percorso di miglioramento incrementale della qualità. Anche se poi mi sfugge la deduzione finale. Essendo dispendioso, allora non vale la pena investire in un’evoluzione qualitativa del caffè?

In alcuni passaggi sembrerebbe essere questo l’assunto di fondo. Anche se poi in altri passaggi, Terzi evidenzia il fatto che l’espresso italiano si è trovato nella condizione di dover muovere i passi per poter sopravvivere; quindi implicitamente riconosce l’ineludibilità di un’evoluzione.

Cosa approva Maurizio Giulio

C’è un altro punto che sento di condividere.

“dobbiamo mantenere e non perdere mai di vista l’italianità dell’espresso; la piacevolezza e l’armonia, la giusta sensazione tattile, la giusta intensità, l’aromaticità tipica delle diverse varietà, le varie tipicità…. Ma soprattutto dobbiamo tenere presente la necessità di guardare l’Espresso come cespite!”.

L’Italia quindi non deve emulare o seguire mode lanciate da altre culture. Deve proporre una propria via, basata sulla sua cultura e sulla sua lunga tradizione.

Contro lo stare fermi

Aggiungo però “purché ciò non si traduca in un’ immobilismo. In un tentativo di tutelare l’attuale condizione del caffè espresso italiano”. Ovvero quella cosa piena di Robusta, tostata scura, amara in bocca che può essere consumata solo con un’abbondante dose di zucchero.

E’ questo l’ identikit con cui viene tratteggiato il prodotto italiano in molte parti del mondo. Tale condizione ha fatto perdere all’Italia importanti posizioni competitive in ambito internazionale e nazionale.

Il sistema italiano del caffè è dunque chiamato ad un compito ancora più impegnativo ed importante.

Il libro di Maurizio Giulio

L’ho già ampiamente esposto nel recente lavoro pubblicato dalla Franco Angeli Il ritorno alla competitività dell’espresso italiano” (che immagino Terzi non abbia ancora avuto modo di leggere).

In un contesto che per sua natura è in continua evoluzione, qual è appunto quello competitivo, rimanere ancorati a vecchi schemi, rischia di trascinare il settore verso il declino.

L’Italia del caffè è quindi chiamata a riprendere il cammino dell’evoluzione, della creatività e dell’innovazione. Questo è in grado di garantirgli un futuro. Altrimenti è destinata a soccombere alle logiche ed agli standard imposti da altri, così come in parte succede già ora.

Se, come evidenzia Terzi, oggi siamo costretti a rincorrere standard creati da “altri” anche per il nostro espresso, ciò lo si deve prevalentemente per una condizione di stasi che ha caratterizzato il nostro settore.

Dobbiamo riconoscere (ed esserne orgogliosi) che tutte le nuove mode del caffè che si sono succedute negli ultimi decenni a livello internazionale, sono nate e si sono sviluppate sull’onda del caffè espresso italiano.

Eppure, nonostante ciò, gli attori tricolori non sono quasi mai riusciti ad essere i protagonisti di queste nuove fasi; questo aspetto ci dovrebbe far riflettere.

Risultano allora del tutto sterili i comportamenti tipo la volpe e l’uva. Quelli che tendono cioè a stigmatizzare e beffeggiare quanto di buono (dimostrati dai risultati) sono riusciti a fare operatori di altri Paesi. Invece sarebbe molto più proficuo riflettere sugli errori commessi da noi italiani.

Dice Maurizio Giulio: non ha senso piangere sul latte versato

Occorre partire da essi per avviare un nuovo percorso. Uno capace di far tornare le nostre imprese del settore più forti e competitive sul mercato.

La strada del miglioramento della qualità del prodotto, pur se impegnativa, come Terzi ci ha fatto giustamente notare, è una via ineludibile. E’ questa una delle conclusioni a cui io e la professoressa Pascucci siamo giunti al termine della nostra ricerca.

Come ha affermato Roberto Pregel in una recente intervista pubblicata da Comunicaffè, “l’Italia è condannata all’eccellenza”.

Dobbiamo operare per riportare il nostro caffè sulla via dell’eccellenza.

*Scheda di Maurizio Giuli
Maurizio Giuli è il presidente dell’Associazione italiana costruttori macchine per caffè espresso (UCIMAC). Dal 2002 è direttore marketing della Nuova Simonelli. Laureato in Economia e Commercio, ha conseguito il Dottorato di Ricerca (PhD) in “Economia e gestione delle imprese” ed il Master Science in “International Business” a Londra.

Ha maturato esperienze come export manager; ha insegnato “Economia aziendale” presso l’Università degli studi di Camerino. Tweet @giulimaurizio. E’ autore di diverse pubblicazioni. L’ultima fatica editoriale è “Il ritorno alla competitività dell’espresso italiano”.

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