giovedì 11 Aprile 2024
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L’ antitesi: il fumo vieta (anche) di gustarsi il caffè

Le persone che fumano potrebbero non essere in grado di avvertire completamente i gusti amari come, per esempio, quello di una tazzina di caffè. La colpa è del tabacco e dei prodotti di combustione che si trovano nelle sigarette

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Una fumante tazze di caffè. Chi riesce a farne a meno? Forse nessuno. Quello che è certo, però è che non tutti ne apprezzano il suo sapore. Chi ci mette quasi più zucchero che caffè e chi, invece, lo gusta amarissimo. E solo un fatto di gusti? Forse no. Con molta probabilità, chi fuma molto, apprezza anche il caffè più amaro.

I fumatori, infatti, normalmente non riescono ad avvertire l’amaro, se è in concentrazioni basse. Di conseguenza, non possono apprezzare appieno il sapore di una tazzina di caffè.

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Questo, per lo meno, è quanto emerge da uno studio recentemente pubblicato su Chemosensory Perception (Springer) e condotto da Nelly Jacob dell’Ospedale Pitié-Salpêtrière APHP in Francia.

Da tempo era noto come le sostanze tossiche presenti nel tabacco e il relativo fumo, causino una perdita del gusto nei soggetti che fumano molto.

Sembra che il tutto provochi addirittura dei cambiamenti strutturali nella lingua a livello delle papille fungiformi, in cui si trovano le papille gustative. Quello che tuttavia non era ancora stato compreso appieno è se il gusto torna alla normalità quando una persona smette di fumare e, se sì, quanto tempo impiega.

Per andare a fondo della questione, il team guidato da Jacob ha testato la capacità personale di 451 volontari di riconoscere i quattro sapori fondamentali: dolce, acido, amaro e salato – e la relativa intensità del gusto.

Ai fini dello studio, i partecipanti sono stati raggruppati in tre gruppi: fumatori, non fumatori e persone che avevano smesso di fumare.

Dai risultati è emerso che il fumo non ha avuto alcuna influenza sulla capacità di una persona di riconoscere i sapori salati, dolci e acidi. Sul sapore amaro, durante l’assaggio del caffè, invece sembra aver prodotto conseguenze negative.

I recettori degli amari presenti nella nostra lingua, in linea di massima, riescono a rilevare concentrazioni di questo gusto anche in dosi molto basse. Nel 20% dei fumatori sottoposti allo studio si è invece evidenziata una netta riduzione nel riconoscimento del gusto.

La stessa cosa accadeva negli ex fumatori anche se, con molta sorpresa, la percentuale è stata addirittura superiore a quella dei fumatori. Solo una percentuale minima dei non fumatori, invece, ha avuto lo stesso problema.

Secondo il team di ricerca, il problema sarebbe dovuto all’accumulo nel corpo di alcuni tipi di tabacco o prodotti della combustione che possono ostacolare la rigenerazione delle papille gustative. Il risultato è la compromissione della capacità del singolo individuo di riconoscere alcuni gusti, anche dopo aver smesso di fumare.

«Riteniamo che la percezione del gusto amaro dovrebbe essere esaminata più da vicino, sia come strumento per smettere di fumare o per prevenire l’iniziazione al fumo. Più in generale, dovrebbe valerne la pena considerare il ruolo delle percezioni chemiosensoriali nel comportamento del fumare», conclude Jacob.

Ecco un altro motivo per dire addio alle bionde.

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